Le forme di pensionamento per disoccupati e invalidi sono due, una delle quali non prevede alcun requisito anagrafico.
Il sistema previdenziale italiano prevede precisi scivoli di pensionamento rivolti a disoccupati e invalidi. Si tratta di soluzioni limitate ad alcune categorie di cittadini al verificarsi di determinati requisiti.
Come andare in pensione? Questa è la domanda più comune tra i cittadini che aspettano con ansia il momento in cui potranno lasciare il mondo del lavoro. Le possibilità, al momento, sono numerose per chi intende sfruttare una forma di pensionamento anticipato e potersi godere il meritato riposo prima della pensione di vecchiaia (67 anni di età e 20 anni di pensionamento).
Ogni scivolo richiede dei requisiti da rispettare, fondamentalmente contributivi e/o anagrafici, e si rivolge ad una determinata categoria di lavoratori. Opzione Donna, per esempio, è dedicata alle lavoratrici, con il pensionamento concesso ad età diverse in base al numero dei figli. E per i disoccupati e gli invalidi, quali soluzioni ci sono nel 2024? In realtà, sono presenti due misure comuni ad entrambe le categorie e apparentemente simili. Parliamo dell’Ape Sociale e di Quota 41 per i precoci.
APE Sociale e pensione per i precoci: somiglianze e differenze
L’APE Sociale e la pensione per i precoci sono richiedibili dai disoccupati, dagli invalidi dal 74% in su, dai caregiver da almeno sei mesi e dagli addetti al lavoro gravoso (15 attività nel 2024, ridotte rispetto al 2023) svolto almeno sei anni negli ultimi sette o sette anni negli ultimi dieci. La platea dei destinatari, dunque, è la stessa ma cambiano tutte le altre condizioni.
Si può accedere all’APE Sociale al compimento dei 63 anni e cinque mesi di età e con 30 anni di contributi che salgono a 36 per gli addetti alle mansioni gravose. La pensione per i precoci, invece, richiede solo il requisito contributivo – ossia 41 anni di contribuzione. Occorrerà, però, aver versato almeno un contributo prima dei 19 anni di età. Inoltre, su 41 anni dovranno essere almeno 35 quelli effettivi da lavoro (si escludono, quindi, i contributi figurativi da disoccupazione e malattia).
Un’altra differenza è nel limite dell’importo dell’assegno pensionistico. Questo non potrà essere superiore a 1.500 euro con l’APE Sociale. Il ricalcolo scatterà solo al compimento dei 67 anni di età. Il limite dipende dal fatto che tale misura non è una vera e propria pensione, ma un’indennità erogata fino al raggiungimento dei requisiti della pensione di vecchiaia. L’APE Sociale non prevede nemmeno la tredicesima, né la rivalutazione annuale in base all’inflazione.