Funivia del Mottarone: il gup non ha deciso sulla richiesta di rinvio a giudizio per cinque persone e due società, e ha chiesto di modificare le accuse.
Il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Verbania ha chiesto al pubblico ministero di riformulare i capi di imputazione sulle richieste di rinvio a giudizio nei confronti di cinque persone e due società imputate a vario titolo nel processo per lo schianto della funivia del Mottarone.
La giudice ha ritenuto che debbano essere escluse le aggravanti dell’antinfortunistica e la sussistenza dei reati dolosi e che debbano essere contestate solo quelle di disastro colposo, omicidio colposo plurimo e lesioni colpose. Si ritornerà in Aula il 12 settembre.
Se il pm non accoglierà l’invito del gup, quest’ultimo potrebbe decidere di rinviare il fascicolo alla Procura e in questo caso si ripartirebbe da zero, ovvero dalla chiusura delle indagini preliminari.
La decisione ha suscitato l’indignazione dei familiari delle vittime. “Mi aspettavo una fine e mi aspettavo che ci fosse un processo. La cosa più importante è che vadano tutti a processo. La colpa secondo me non è solo di una, è una catena”. Sono le parole di Vincenzo Minutello, madre di Silvia Malnati, riportate da il Giornale.
La procuratrice e la sostituta avevano chiesto il processo per Luigi Nerini, titolare di Ferrovie del Mottarone (concessionaria dell’impianto), Gabriele Tadini ed Enrico Perocchio (all’epoca capo servizio dell’impianto e direttore d’esercizio), Martin Leitner, consigliere delegato di Leitner (società che si occupata della manutenzione dell’impianto, Peter Raganser (responsabile del customer service), Ferrovie del Mottarone e Leitner.
La storia della tragedia del Mottarone
In un primo momento la Procura aveva chiesto il non luogo a procedere per Anton Seeber, presidente di Letner. Le ipotesi di reato a vario titolo erano attentato alla sicurezza dei trasporti, rimozione od omissione colposa di cautele contro gli infortuni sul lavoro, disastro colposo, omicidio plurimo colposo, lesioni colpose gravissime. Per Tadini e Perocchi inizialmente c’era anche il falso.
Nella tragedia tra Stresa e Mottarone morirono 14 persone. Una famiglia di origine israeliana composta da padre, madre, figlio e due bisnonni, e 9 italiani. L’unico sopravvissuto fu il piccolo Eitan, che all’epoca aveva cinque anni ed era il figlio maggiore della coppia israeliana.
Tutti ricorderanno che il bimbo fu salvato proprio dal padre che col corpo lo protesse dalla caduta. Eitan è stato anche al centro di un contenzioso dopo che fu portato segretamente dal nonno materno in Israele, prima che il giudice israeliano si pronunciasse sull’affido dai nonni in Italia.