Questa mattina a Mosca un’autobomba è esplosa ferendo un uomo e una donna nei pressi di un edificio residenziale.
La Toyota Land Cruiser è deflagrata appena gli occupanti sono saliti a bordo. Entrambi sono ricoverati in ospedale. Il Ministero dell’Interno russo ha affermato che la causa dell’esplosione è stata la detonazione di un ordigno esplosivo installato al suo interno. Altre cinque auto sarebbero rimaste danneggiate a causa dell’esplosione. Sul posto sono al lavoro tecnici specializzati in esplosivi e personale dei servizi di emergenza.
La persona rimasta ferita in un attentato effettuato tramite un’autobomba questa mattina a Mosca è il 49enne Andrei Torgashov, vicecapo dell’89esimo centro di comunicazioni satellitari delle forze armate russe. Secondo le prime ricostruzioni nel momento in cui l’uomo stava salendo in auto, una Toyota Land Cruiser, con la moglie si sarebbe verificata l’esplosione.
Il militare avrebbe perso l’uso delle gambe mentre la moglie è rimasta ferita dalle schegge. Prima dell’arrivo dell’ambulanza i due sarebbero stati estratti dall’auto da alcuni passanti che hanno fornito loro i primi soccorsi. Le forze dell’ordine hanno aggiunto alla Tass che stanno esaminando diverse versioni, ma l’esplosione potrebbe essere legata alle attività ufficiali del proprietario del veicolo.
Proprio questa mattina, intanto, il Ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba durante i colloqui con il Ministro degli Esteri cinese Wang Yi, ha affermato che l’Ucraina è pronta a negoziare con la Russia. “La parte Ucraina è disposta e pronta a condurre il dialogo e i negoziati con la parte russa. Naturalmente, i negoziati devono essere razionali e pratici, volti a raggiungere una pace giusta e duratura”, ha dichiarato Kuleba, citato dalla portavoce del Ministero degli Esteri cinese Mao Ning.
Conflitto in Ucraina, l’intervento di Pietro Parolin
Sulla necessità di un cessate il fuoco è intervenuto in queste ore anche il Segretario di Stato Vaticano, cardinale Pietro Parolin che nelle scorse ore ha visitato l’Ucraina. Parolin ha espresso “vicinanza alla popolazione della martoriata Ucraina, secondo l’aggettivo caro a papa Francesco“, in “condivisione delle sofferenze e delle attese”, in “sostegno di carattere umanitario” alla nazione sotto le bombe.
“Certamente la diplomazia ha segnato un po’ il passo. – ha detto Parolin – Non ha saputo fornire soluzioni. E infatti, purtroppo, dopo oltre due anni la guerra continua. In ogni modo almeno da parte della Santa Sede la diplomazia si muove. Non abbiamo ulteriori armi. Del resto la nostra diplomazia è sempre stata una diplomazia della pace e non ha altra ragione di essere se non quella di aiutare a recuperare la pace là dove si sia perduta e a prevenire i conflitti”.