Lunedì scorso l’equipaggio del veliero Nadir della ong Resqship ha salvato 51 persone da un’imbarcazione di legno a sud di Lampedusa.
I corpi di 10 persone sono stati trovati nel ponte inferiore del natante. 2 uomini privi di sensi necessitavano di cure mediche di emergenza. Al mattino tutti i sopravvissuti sono stati presi in carico dalla guardia costiera italiana e portati a Lampedusa.
“Abbiamo distribuito i giubbotti di salvataggio. Sottocoperta sembravano tutti morti. – ha raccontato Riccardo Morti della ong in esclusiva per iNews24 – Poi abbiamo visto che alcuni respiravano. Era molto difficile tirarli fuori ed abbiamo dovuto usare un’ascia. Probabilmente hanno perso i sensi a causa delle esalazioni del gas e poi sono annegati. C’era acqua sottocoperta”.
Nadir ha incrociato la barca di legno poco manovrabile e sovraffollata a circa 50 miglia a sud-ovest di Lampedusa a seguito di una chiamata di soccorso di Alarm Phone. Il motore della barca si era fermato. “Alcuni migranti erano sottocoperta perché, si può dire con certezza, pagano di meno il viaggio. – ha spiegato Mori – Non è la prima volta che ci capita una cosa del genere. È successo anche un mese fa, con 2 corpi a bordo che abbiamo dovuto trasportare fino a Lampedusa. L’anno scorso abbiamo recuperato gente in acqua e 12 cadaveri”.
L’equipaggio ha immediatamente informato le autorità ed ha richiesto l’evacuazione sanitaria per i due uomini privi di sensi, che hanno ricevuto cure mediche di emergenza a bordo. I 2 uomini erano incoscienti a causa dei gas tossici, gravemente ipotermici e disidratati. Alla fine si è riusciti a stabilizzare le loro condizioni a bordo.
“Gli altri migranti erano stremati ma niente di paragonabile a quello che hanno vissuto le persone sottocoperta. – ha continuato il referente di Resqship – Abbiamo trainato la barchetta con i corpi all’interno perché tirarli fuori era troppo complicato. La guardia costiera è intervenuta per i casi medici ed ha preso le altre persone”.
Secondo i sopravvissuti, i migranti erano partite da Zuwara, in Libia, due giorni prima. La metà di loro proveniva dal Bangladesh, mentre altri dal Pakistan, dalla Siria e dall’Egitto. Migranti per discriminazioni o per cambiamento climatico, secondo la ong. Si tratta della terza imbarcazione in pericolo che il Nadir ha aiutato in questi giorni. Le due precedenti imbarcazioni, per un totale di 90 persone a bordo, sono state prima curate dall’equipaggio e poi consegnate passo alla guardia costiera italiana. “Che sta facendo un lavoro eccezionale e sono sempre pronti ad aiutare”, hanno precisato da Resqship.
“Rete di salvataggio, la priorità è non avere morti”
“Il meteo fino a questo momento è stato proibitivo per le partenze, ma ogni volta che c’è una finestra di bel tempo ci sono persone in viaggio. – ha detto Riccardo Mori – Purtroppo mettere le frontiere all’estero non è una soluzione. I migranti già sono in Tunisia ed in Libia e se non sono messi in mare sono messi nel deserto, quindi muoiono da un’altra parte. La priorità è non avere morti, quindi non si devono bloccare le ong e bisogna organizzare una rete di salvataggio. La gente si muove e si muoverà sempre, stiamo giocando con delle vite umane. Non bisogna finanziare la mafia in Tunisia ed in Libia ma è necessario cercare vie legali per la migrazione”.
Sempre ieri un barcone si è ribaltato nello Ionio, a circa 100 miglia dalla costa della Calabria. I dispersi sarebbero una cinquantina tra cui 26 bambini. In soccorso dell’imbarcazione é giunto un mercantile che ha trasferito i 12 migranti superstiti su un’unità della guardia costiera che è poi approdata a Roccella Ionica. In porto è arrivato anche il cadavere di una donna morta dopo essere finita in mare. Avviate, per ora senza esito, le ricerche dei dispersi.