“I giovani tendono a votare chi garantisce loro un futuro che possa essere sano ed equilibrato. I Verdi sono gli unici che stanno mettendo in primo piano il problema della crisi climatica”.
Nel 49,69% degli italiani che hanno votato ci sono i fuori sede e sono rappresentati in buona parte da giovani che hanno scelto di frequentare l’Università o di lavorare lontano da casa. In esclusiva ad iNews24, Antonio Iodice, 30 anni, attivista di Fridays For Future, racconta il voto dei coetanei. La sua testimonianza non l’abbiamo scelta a caso, e vi spieghiamo perché.
Mentre Fratelli d’Italia sbanca a livello nazionale con il 28,81% dei voti, Forza Italia-Noi Moderati ottiene il 9,61% e la Lega il 9%, nelle preferenze dei fuori sede la situazione si capovolge completamente e la maggior parte dei voti va al centrosinistra, in particolare ad Alleanza Verdi e Sinistra, che ottiene il 40,35% (nella competizione generale ottiene il 6,73%).
Il Partito democratico resta sostanzialmente stabile con il 25,47%, Azione arriva al 10,21%, il Movimento 5 Stelle ottiene il 7,84%, seguito da Stati Uniti d’Europa con il 7,64%. Tra i fuori sede, il partito della premier Giorgia Meloni raggiunge il 3,37%, Forza Italia-Noi Moderati il 2,33% e la Lega (scavalcata da Pace Terra e Dignità) ottiene lo 0.53% dei voti.
Il voto ad Avs dei fuori sede va analizzato in modo approfondito, perché attesta che le nuove generazioni sono molto preoccupate per le tematiche ambientaliste. Antonio appartiene alla generazione che nel 2018 si unì alla causa di Greta Thunberg e dalle sue parole emerge un divario tra le istituzioni e gli ambientalisti di Fridays for Future. “Quando si parla di clima, si tende a parlare dell’emergenza e di come risolverla. Nessuno spiega che l’obiettivo è migliorare la vita delle persone. E se non viene comunicato c’è un problema di sostanza”, dichiara ai nostri microfoni.
Clima, Fridays for Future: “I media tradizionali non sono uniformi”
Antonio è nato nel mondo di internet e sua generazione è perfettamente in grado di districarsi nella foresta delle fake news. Dunque, come i suoi coetanei, preferisce informarsi su internet invece che sui media tradizionali. “C’è una differenza di opinione tra chi segue i media tradizionali e chi no. Perché?”, si domanda. “Perché le informazioni trasmesse sono diverse? Qualcuno allora, non sta informando nel modo giusto?”. Le domande che si pone sono le stesse di molti giovani e restituiscono la fotografia di mondi lontani. Quello degli adulti, dell’informazione e delle istituzioni, che non si pongono molte domande su come parlare ai giovani.
“La crisi climatica è comunicata nel modo corretto dai media tradizionali? Secondo la nostra esperienza, quasi mai. La loro dialettica si sviluppa tra i negazionisti della crisi climatica e la scienza”. Ma il divario tra la generazione di Friday for Future e la politica non si ferma al linguaggio differente sul tema del cambiamento climatico. “Nei programmi elettorali mancano le richieste dei giovani. Ci troviamo in un momento storico di crisi completa, anche lavorativa ed economica. I giovani stanno perdendo la speranza di avere un futuro. Con Fridays for Future cerchiamo di diffonderla scendendo in piazza, ma non sempre questo viene percepito da tutti”.
Il dato generale delle percentuali di voto emerge che il partito maggioritario di queste elezioni è stato l’astensionismo. Si è recato alle urne il 49.69% dei cittadini e questo non restituisce un quadro chiaro dell’opinione di tutti gli italiani: “Molte persone non votano perché non credono più che le cose cambierebbero. Ci sono state promesse da destra e da sinistra che non sono state mantenute. C’è sfiducia nel sistema elettorale e nelle istituzioni”.