Depistaggio sulla morte di Paolo Borsellino, la prescrizione salva i tre poliziotti: “Esclusa l’aggravante mafiosa”

Depistaggio sulla morte di Paolo Borsellino: la Corte d’Appello di Caltanissetta ha dichiarato prescritti i reati dei tre poliziotti.

I tre erano accusati di calunnia aggravata, ovvero per aver “costruito” a tavolino falsi pentiti, inducendoli a mentire, per depistare le indagini sulla strage di via D’Amelio. Dopo otto ore di camera di consiglio, la Corte ha dichiarato prescritti i reati per Mario Bo e Fabrizio Mattei. E, a parziale riforma della sentenza di primo grado, è invece dichiarato prescritto il reato anche per il terzo poliziotto imputato Michele Ribaudo che in primo grado era stato assolto.

Depistaggio sulla morte di Paolo Borsellino
Depistaggio sulla morte di Paolo Borsellino, la prescrizione salva i tre poliziotti (Ansa Foto) – www.inews24.it

Il procuratore generale di Caltanissetta Fabio D’Anna, al termine di una requisitoria fiume lo scorso aprile, aveva chiesto la condanna. Aveva chiesto 11 anni e 10 mesi di carcere per Bo e 9 anni e 6 mesi ciascuno per Mattei e Ribaudo. Secondo l’accusa, gli ex tre agenti della squadra mobile di Palermo avrebbero indotto Vincenzo Scarantino, Salvatore Candura e Francesco Andriotta, a dichiarare il falso sull’attentato in cui persero la vita il giudice Paolo Borsellino e gli agenti di scorta. Inoltre avrebbero spinto i tre a dire il falso facendo condannare ingiustamente sette persone, autoaccusandosi anche dell’eccidio del giudice avvenuto il 19 luglio del ’92.

Diciotto le udienze dinnanzi alla Corte d’Appello, con una lunga serie di testimoni. Durante il dibattimento di primo grado la Procura ha anche depositato le sommarie informazioni relative alla vicenda della borsa del giudice Borsellino. Borsa all’interno della quale era presente l’agenda rossa che è scomparsa. Nell’ambito delle indagini sull’agenda rossa è ricostruita la sproporzione economica tra il ’92 e il ’94 di Arnaldo La Barbera. L’ex capo della squadra mobile palermitana (deceduto nel 2002) avrebbe effettuato in contanti diversi versamenti sul suo conto corrente. Il sospetto è che La Barbera fosse finanziato dal Sisde, dunque dai servizi segreti deviati, per agevolare la mafia.

È stata esclusa l’aggravante mafiosa per tutti gli imputati ma è stata riconosciuta la responsabilità anche dell’imputato Ribaudo, la cui posizione è stata dichiarata prescritta. Evidentemente è passato troppo tempo dai fatti. – ha detto il procuratore generale D’Anna – È un mezzo accoglimento della Procura generale. E un totale rigetto delle altre parti. Leggeremo le motivazioni per decidere se fare ricorso in Cassazione”.

Il depistaggio sulla morte di Borsellino e il cado dell’agenda rossa

Credo che oggi sia stato fatto un passo importante in relazione a quello che è stato opportunamente definito il più grave depistaggio della storia giudiziaria italiana. – ha commentato l’avvocato Fabio Trizzino, legale della famiglia del giudice Paolo Borsellino – È una sentenza importante perché, benché abbia escluso l’aggravante agevolativa, amplia lo spettro della responsabilità sia di Mattei che di Ribaudo, e anche di Bo. Probabilmente la Corte riuscirà a spiegare bene i motivi per cui nonostante le nostre prospettazioni l’aggravante sia stata ritenuta insussistente“.

Diciotto le udienze dinnanzi alla Corte d’Appello
Depositate le sommarie informazioni relative alla vicenda della borsa del giudice Borsellino (Ansa Foto) – www.inews24.it

Il legale ha aggiunto: “Io sono soddisfatto perché viene sancito, con fermezza, che tre appartenenti alla polizia di stato hanno concorso a depistare le indagini sulla strage di via D’Amelio e io ritengo che questo sia un fatto estremamente grave. Per certi diversi dispiace che a pagare siano solo loro perché questo processo presenta numerosi convitati di pietra che avrebbero dovuto essere sul banco degli imputati, ma purtroppo quando lo Stato esercita la propria potestà punitiva a 30 anni di distanza dagli eventi questo è il rischio che si corre“.

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