Poche ore fa tramite un attacco aereo a Teheran, in Iran, è stato ucciso il capo politico di Hamas Ismail Haniyeh.
A confermare la morte del leader lo stesso movimento palestinese. Haniyeh si era recato a Teheran per partecipare all’insediamento del presidente iraniano Masoud Pezeshkian. I due leader erano stati ritratti insieme nelle fotografie ufficiali diffuse dalla presidenza iraniana. L’uomo è stato ucciso in un raid aereo compiuto sulla sua residenza. Hamas ha puntato il dito contro Israele, parlando di “attacco sionista”. “Hamas – si legge in una nota – dichiara al grande popolo palestinese, al popolo delle nazioni arabe e islamiche e a tutti i popoli liberi del mondo, il fratello leader Ismail Haniyeh è un martire”.
La radio militare israeliana, intanto, ha confermato che nello stato ebraico c’è riserbo ufficiale e nessuna assunzione di responsabilità né da parte del governo né dell’esercito. L’unica dichiarazione, al momento, è di Amihai Ben-Eliyahu, Ministro al Patrimonio culturale. “La morte di Haniyeh rende il mondo un po’ migliore. – ha detto Ben-Eliyahu – Questo è il modo giusto per pulire il mondo dalla sporcizia. Niente più accordi immaginari di pace o resa, niente più misericordia per questi mortali”.
LEGGI ANCHE >>> La risposta di Israele all’attacco del Golan: tensione altissima con Libano, Iran e Turchia
Haniyeh è stato ucciso insieme ad una sua guardia del corpo. 61 anni, era considerato il leader generale di Hamas nel 2017. Aveva lasciato la Striscia di Gaza nel 2019 e viveva in esilio in Qatar, mentre il principale leader di Hamas a Gaza è Yehya Sinwar, considerato la mente dell’attacco del 7 ottobre nel sud di Israele che ha scatenato la guerra attualmente in corso a Gaza. Imprigionato più volte dalle autorità israeliane, Haniyeh ha vissuto dentro e fuori la Striscia di Gaza, scampando a diversi tentativi di assassinio.
Uccisione di Ismail Haniyeh, l’Anp: “Atto codardo”
Il presidente dell’Autorità nazionale palestinese (Anp) Mahmoud Abbas ha condannato fermamente l’omicidio di Ismail Haniyeh definendola “un atto codardo e una pericolosa escalation”. Sulla stessa linea il capo del comitato rivoluzionario supremo dei ribelli Houthi dello Yemen, Mohammed Ali al-Houthi: “Prendere di mira Ismail Haniyeh è un atroce crimine terroristico e una flagrante violazione delle leggi e dei valori ideali”.
Ieri, intanto, è arrivata a tre giorni dal massacro di bambini drusi a Majdal Shams, nel Golan settentrionale, la rappresaglia israeliana contro Hezbollah in Libano. Una potente esplosione ha colpito in serata la roccaforte dei miliziani sciiti filoiraniani nel quartiere Da’aheh a Beirut. Il bersaglio dell’esercito era Fuad Shukr, alias Hajj Mohsin, numero due degli Hezbollah. Era considerato da Israele “responsabile dell’omicidio dei bambini di Majdal Shams e di numerosi altri civili israeliani”. L’obiettivo, ha poi reso noto dopo alcune ore l’Idf, è stato neutralizzato. Il bilancio delle vittime è di almeno 3 morti e 74 feriti: testimoni hanno parlato di un palazzo di otto piani colpito, con tre piani crollati.