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Perché potrebbe essere stata trovata la firma del Mostro di Firenze

Lorenzo Iovino, ematologo che lavora negli Usa, ha svolto delle analisi su uno dei proiettili di un duplice omicidio del Mostro di Firenze.

Nello specifico, è stato trovato un dna sconosciuto su una delle pallottole, denominata “V3”, utilizzata nell’omicidio di Nadine Mauriot e Jean Michel Kraveichvili. Le ultime vittime del Mostro di Firenze. Non è tutto. Il dna ricorre anche sui proiettili di altri due delitti. La ricerca di Iovino, che a Seattle si occupa di trapianti di midollo, è stata condotta per conto dell’avvocato Vieri Adriani. Il legale assiste i familiari delle vittime francesi.

Jean Michel Kraveichvili e Nadine Mauriot (Ansa Foto) – inews24.it

L’ematologo ha quindi scorporato in modo integrale la sequenza di dna. Scoprendo anche una parziale sovrapposizione con quelle individuate su altri due proiettili rinvenuti in occasione dei duplici omicidi di Horst Wilhelm Meyer e Jens-Uwe Rüsch (9 settembre 1983) e di Pia Rontini e Claudio Stefanacci (29 luglio 1984). Si tratterebbe, insomma, della firma del Mostro. Rimasta impressa al momento di ricaricare l’arma, una presunta pistola Beretta calibro 22 ricorrente in tutti i delitti, così come i proiettili marca Winchester.

Bisogna ricordare che il serial killer, mai identificato, ha insanguinato le colline attorno al capoluogo toscano dal 1968 al 1985. Prendendo di mira coppie di fidanzati appartate nelle campagne. Per quattro dei duplici omicidi sono stati condannati in via definitiva nel 1999 in quanto ritenuti esecutori materiali dei delitti Mario Vanni e Giancarlo Lotti, i cosiddetti “compagni di merende”. Una terza persona, Pietro Pacciani, è stato assolto in appello dopo essere stato condannato a più ergastoli. Tutti sono deceduti.

Agli inizi del 2000 le Procure di Firenze e di Perugia hanno riaperto le indagini su esecutori materiali e mandanti. Focalizzandosi anche su possibili moventi di natura esoterica. Alla luce della nuova scoperta l’avvocato Adriani ha chiesto che vengano fatte tutte le comparazioni possibili con i reperti a disposizione e con il profilo delle persone che sono state indagate nel corso del tempo.

Il legale ha ipotizzato anche una richiesta per la riesumazione del corpo di Stefania Pettini (uccisa il 14 settembre 1974). Dalla consulenza del medico legale è emerso che potrebbe aver lottato con l’assassino. Dunque dei campioni biologici potrebbero essere rimasti per esempio sotto le unghie.

Nadine Mauriot e Jean Michel Kraveichvili sono stati uccisi agli Scopeti, a San Casciano Val di Pesa nella notte tra il 7 e l’8 settembre 1985. I due sono stati assassinati mentre si trovavano appartati in una tenda canadese all’interno di una piazzola. Jean-Michel Kraveichvili era musicista 25enne di origini georgiane, Nadine Mauriot di 36 anni era titolare di un negozio di calzature, madre di due bambine piccole recentemente separata dal marito. Entrambi provenivano da Audincourt, una cittadina dell’est della Francia.

V3 è stato scoperto nel giugno 2015. È stato rinvenuto conficcato nel cuscino della tenda canadese. Su quel reperto trovato a distanza di decenni dal duplice delitto una equipe guidata dal genetista Ugo Ricci nel 2018 ha individuato un profilo genetico ricorrente, poi ricondotto a quello del perito balistico che in passato aveva condotto gli esami, mescolato a un secondo parziale profilo sconosciuto.

Mostro di Firenze, la sequenza “incompatibile”

Iovino, analizzando le sequenze di dna riportate nella consulenza di Ricci, ha concluso che non solo quella sequenza non è compatibile con quello delle vittime e del secondo perito balistico che aveva maneggiato il reperto, ma neanche con quello di alcuni indagati, o delle tracce di Dna di altri sconosciuti isolate sui pantaloni di Jean Michel e sulla tenda.

Un recente sopralluogo a Scopeti

Il Dna dell’assassino potrebbe essere rimasto impresso mentre incamerava i proiettili. – ha spiegato l’ematologo al quotidiano La Repubblica – Alcuni delitti non sono stati coperti da giudicato, e le sentenze stesse hanno ipotizzato una pluralità di attori. Per questo sarebbe fondamentale utilizzare a pieno i risultati delle consulenze genetiche già svolte“.

Francesco Ferrigno

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