Nelle scorse ore i decreti legge riguardanti le liste d’attesa ed il cosiddetto Salva-Casa sono stati approvati.
Partiamo dalle liste d’attesa. Il provvedimento è passato alla Camera con 171 voti favorevoli e 122 contrari. Uno dei punti più importanti della legge riguarda l’Agenas, l’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali, presso cui verrà istituita una piattaforma nazionale per le liste d’attesa per monitorare i tempi di erogazione delle prestazioni. Il Ministero della Salute, quindi, “interrogherà” la piattaforma per conoscere i tempi di attesa delle prestazioni, regione per regione.
Le prestazioni andranno comunque garantite anche attraverso l’apertura a centri accreditati o convenzionati. Le visite diagnostiche e specialistiche verranno estese nel fine settimana con la possibilità anche di un ampliamento delle fasce orarie delle prestazioni. Verrà poi istituito un Cup unico regionale o intraregionale. Si individuerà una metodologia per il superamento del tetto di spesa per l’assunzione del personale sanitario a partire dal 2025. Infine, verrà prevista infine una flat tax al 15% delle prestazioni orarie aggiuntive dei professionisti sanitari impegnati nella riduzione delle liste d’attesa.
“Finalmente – ha commentato il Ministro della Salute Orazio Schillaci – c’è un provvedimento che in maniera chiara razionalizza i meccanismi per ridurre le liste di attesa. In Italia non c’e’ mai stata una piattaforma nazionale, non si sono mai avuti tempi certi per eseguire una visita o un esame. Non c’è mai stata finora una così capillare determinazione e regolamentazione di tutto quello che si può fare per abbattere le liste di attesa”.
Passiamo al decreto legge Salva-casa, per il quale il governo aveva posto la questione di fiducia. Il dl era passato alla Camera il 19 luglio scorso. L’aula del Senato ha poi dato il via libera definitivo confermando la fiducia, che ha posto la questione. A favore 106, 68 i contrari e un astenuto. Il provvedimento, nato su iniziativa del Ministro per le Infrastrutture e vicepremier Matteo Salvini, introdurrà norme urgenti per la semplificazione edilizia e urbanistica.
Con il decreto arriverà anche una sanatoria per gli interventi soggetti a vincoli che, prima dell’entrata in vigore del nuovo Codice dei beni culturali del 2006, pur essendo stati autorizzati dal Comune, non avevano il preventivo accertamento della compatibilità paesaggistica (e viene superato l’obbligo della doppia conformità anche per difformità sostanziali). Il decreto legge include, poi, nuove categorie di interventi in edilizia libera, come la possibilità di realizzare vetrate panoramiche amovibili e totalmente trasparenti in tutti i porticati, rientranti o meno all’interno dell’edificio, e l’installazione di strutture di protezione dal sole e dalle intemperie. Tipo tende a pergola con telo retrattile o elementi regolabili, comprese le tende bioclimatiche.
Un altro emendamento accolto permetterà ai Comuni di prorogare termine di rimozione o demolizione di interventi abusivi da 90 giorni fino a un massimo di 240 giorni, considerando esigenze di salute, necessità assolute o gravi situazioni socio-economiche. Una nuova norma regolarizzerà, infine, gli interventi edilizi eseguiti in parziale difformità rispetto al titolo prima dell’introduzione del permesso di costruire.
Salva-casa, Salvini: “Via libera al silenzio assenso”
Si prevederà, in particolare, una procedura specifica per varianti in corso d’opera su titoli rilasciati prima del 1977, permettendo la loro regolarizzazione. Inoltre, le parziali difformità non necessiteranno di regolarizzazione se non è stato emesso un ordine di demolizione e se è stata rilasciata la certificazione di abitabilità o agibilità. Non è stato invece sciolto il nodo dei permessi edilizi per i grattacieli di Milano. Gli emendamenti presentati in Commissione a Montecitorio non sono arrivati al voto.
“Col nuovo Salva-casa si passa dall’istituto barbaro, dal mio punto di vista, nei confronti delle imprese, dei cittadini, del silenzio rigetto, che è un istituto che è un ossimoro. – ha detto Salvini – Adesso si passa, a carico della pubblica amministrazione, al silenzio assenso. Io operatore, io cittadino, ti faccio la mia domanda. Se entro 30 o 45 giorni e non mi rispondi, vuol dire che io ho diritto di fare quello che ti ho chiesto di fare”.