Il sindaco di Venezia Luigi Brugnaro è indagato in un’indagine che ha portato all’arresto anche dell’assessore alla Mobilità Renato Boraso.
Nei guai anche il capo di gabinetto del sindaco e direttore generale del Comune Morris Ceron, il vicecapo di gabinetto Derek Donadini.
L’inchiesta riguarderebbe le trattative di vendita all’imprenditore Chiat Kwong Ching di Singapore, dell’area dei Pili che si affaccia sulla laguna di Venezia. Gli accertamenti, scrive Ansa, riguarderebbero il blind trust, che gestisce il patrimonio di Brugnaro.
La casa di Boraso è stata perquisita. Nell’inchiesta sono coinvolte 18 persone a vario titolo per una decina di misure cautelari eseguite. Le contestazioni nei confronti di funzionati comunali, di partecipate pubbliche e imprenditori, riguardano alcuni episodi di corruzione e in particolare la vendita di Palazzo Papadopoli a Venezia.
In carcere sono finiti Boraso e l’imprenditore edile Fabrizio Ormenese. L’indagine ha portato a sequestri preventivi per circa 1 milione di euro. Secondo le indagini, Brugnarl , Ceron e Donadini “concordavano con Ching il versamento di un prezzo di 150 milioni di euro in cambio della promessa di far approvare, grazie al loro ruolo all’interno dell’ente comunale, il raddoppio dell’indice di edificabilità sui terreni in questione e l’adozione di tutte le varianti urbanistiche che si sarebbero rese necessarie per l’approvazione del progetto edilizio ad uso anche commerciale e residenziale”. A riportare queste parole è Ansa, che cita un passaggio del decreto di perquisizione a Donadini.
Cosa è scritto nel decreto di perquisizione
I tre “concordavano con Ching e Luis Lotti”, che era il rappresentante di Ching in Italia, “la cessione dell’immobile comunale Palazzo Poerio Papadopoli al prezzo di oltre 10 milioni di euro, inferiore al valore di 14 milioni, attraverso l’esercizio dei loro poteri amministrativi volti alla riduzione del suo valore di stima e ciò al fine di facilitare le trattative con Ching e Lotti per la cessione del terreni di proprietà del Brugnaro, denominati ‘I Pili’. La riduzione del valore dell’immobile è avvenuta effettivamente, attraverso il compimento di atti contrari ai doveri di ufficio posti in essere da Brugnaro, da Ceron e Donadini, che agivano per conto del primo”.
La riduzione del valore, secondo gli inquirenti, è avvenuta e l’immobile “veniva provvisoriamente aggiudicato dalla commissione di gara, alla società Fortune Oxley srl di Ching al prezzo di 10 milioni e 800mila euro e quindi definitivamente aggiudicato stipulando infine il contratto di compravendita“.
“Sono esterrefatto”. Queste le parole del sindaco di Venezia Luigi Brugnaro in una nota stampa. “In cuor mio ed in coscienza, so di aver sempre svolto e di continuare a svolgere l’incarico di sindaco come un servizio alla comunità, gratuitamente, anteponendo sempre gli interessi pubblici”.
Sull’indagine invece, dichiara: “L’ipotesi che io abbia potuto agire sui Pili per portare vantaggi in termini di edificabilità e/o varianti urbanistiche è totalmente infondata. Com’è noto, ed ho spiegato pubblicamente, quella è un’area già edificabile da prima della mia amministrazione”.
E conclude di non aver mai “pensato, né messo in atto, alcuna azione amministrativa per un cambiamento delle cubature”. Lo stesso vale per la “vendita di Palazzo Papadopoli che mi risulta alienato secondo una procedura trasparente dal punto di vista amministrativo. Ovviamente, sono e resto a disposizione della magistratura per chiarire tutte queste questioni”.