Masoud Pezeshkian, candidato riformista, ha vinto il ballottaggio per le 14esime elezioni presidenziali in Iran.
Battuto l’ultraconservatore Saeed Jalili. Pezeshkian ha ottenuto 16.384.403 voti contro i 13.538.179 del suo rivale, espressi in un totale di circa 58.000 seggi in Iran e 314 seggi in oltre 100 paesi stranieri. Al ballottaggio presidenziale hanno partecipato circa 30.530.157 (49,8%) dei 61.452.321 elettori aventi diritto. Il Ministero dell’Interno ha fatto sapere che le 14me elezioni presidenziali si sono svolte senza “violazioni significative” né incidenti di sicurezza.
La partecipazione al secondo turno delle elezioni presidenziali ha raggiunto il 50%. Nel primo turno l’affluenza si era invece fermata al 40%, il dato più basso nella storia della Repubblica islamica. L’orario di voto per il ballottaggio è stato esteso ieri fino alle 22 (ora iraniana, 20:30 in Italia). “Tendereremo la mano dell’amicizia a tutti. Siamo tutti popolo di questo paese. Dovremmo usare tutti per il progresso del Paese”, ha detto il neopresidente.
La chiusura dei seggi era stata inizialmente prevista per le 18. Nessuno dei due candidati era riuscito a ottenere la maggioranza del 50 per cento più uno nel primo turno, tenutosi lo scorso 28 giugno. Masoud Pezeshkian è quindi il nono presidente del Paese mediorientale a maggioranza sciita. È il successore del defunto presidente Ebrahim Raisi, morto in un incidente in elicottero lo scorso 19 maggio.
Cardiologo di formazione, Pezeshkian ha diretto l’Università di Scienze Mediche di Tabriz, una delle principali istituzioni mediche del nord dell’Iran. È stato Ministro della Sanità nel governo di Mohammad Khatami (2001-2005) e dal 2008 è stato eletto deputato al Parlamento iraniano nella città nord-occidentale di Tabriz. Come il suo sfidante Jalili si era precedentemente candidato alla presidenza nel 2013, salvo poi ritirarsi a favore di Hashemi Rafsanjani.
Nel 2021 la candidatura di Pezeshkian è stata respinta dal Consiglio dei guardiani, l’organo preposto a vagliare e approvare i contendenti per le elezioni presidenziali. Durante la sua campagna elettorale, Pezeshkian si è mostrato incline a un’azione diplomatica distensiva, anche nei confronti dell’Occidente, nonostante abbia criticato le sanzioni imposte all’Iran che costituiscono un ostacolo per la crescita economica del Paese.
A differenza del suo rivale Jalili, ex capo negoziatore del programma nucleare iraniano, l’ex medico è favorevole alla ripresa di un accordo nucleare sulla base di quello concluso nel 2015. Inoltre, Pezeshkian ha criticato la gestione delle proteste scoppiate nel settembre 2022 in seguito alla morte in custodia della polizia morale di Jina Mahsa Amini. Il riformista ha inoltre affermato di essere favorevole alla libertà di scelta delle donne.
Il presidente russo Vladimir Putin ha inviato un telegramma al neopresidente scrivendo di aspettarsi che “la sua attività nella carica presidenziale contribuisca a rafforzare ulteriormente la cooperazione bilaterale costruttiva in tutti i settori a beneficio dei nostri popoli amici, nell’interesse della semplificazione della sicurezza e della stabilità regionale”.
La Guida Suprema dell’Iran, Ali Khamenei, ha invece consigliato al presidente eletto di continuare il cammino del defunto presidente, l’ultraconservatore Ebrahim Raisi. In Italia solo il 9% degli iraniani ha votato, “chiaro segnale”, secondo il portavoce dell’associazione Azar Karimi, di “un secco no della volontà del popolo iraniano al regime, che ancora una volta ha messo in piedi un teatrino facendo credere il contrario”.
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