Oreste Liporace ed Ennio De Villis sono al centro dell’inchiesta di fiamme gialle e Procura: ventidue indagati in totale dalle autorità.
In una inchiesta della guardia di finanza di Milano e del pm milanese Paolo Storari è stata eseguita un’ordinanza di arresti domiciliari a carico di Oreste Liporace, comandante dei carabinieri del secondo reggimento allievi, marescialli, brigadieri di Velletri. Le accuse sono di corruzione, turbativa e false fatture. Al centro delle indagini un appalto da quasi 700mila euro per servizi di pulizia della caserma affidato, fino al 2021, all’impresa Fabbro. Stando all’ordinanza, il generale sarebbe stato corrotto con 22mila euro, borse di lusso, noleggi auto, biglietti per lo stadio Olimpico e per la Scala di Milano.
Ai domiciliari è finito anche l’imprenditore Ennio De Vellis. Indagati anche gli imprenditori e fratelli Massimiliano e William Fabbro della Fabbro spa. Le autorità stanno indagando anche su un presunto traffico di influenze illecite. Il caso concerne la promessa, non concretizzata, di far ottenere alle società del gruppo Fabbro nel 2022 appalti all’interno del Vaticano. Si indaga anche su un appalto triennale nel 2020 da 15 milioni di euro. In questo caso si trattava del servizio di ristorazione presso alcune sedi della presidenza del Consiglio dei Ministri. Effettivamente ottenuto dalle società dei fratelli Fabbro.
Indagate anche altre 22 persone. Sono state effettuate perquisizioni negli uffici dell’Avvocatura generale dello Stato, del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, del Centro Alti Studi Difesa, del Provveditorato Interregionale alle Opere Pubbliche per il Lazio, Abruzzo e Sardegna. Tra gli indagati, nel suo caso per turbata libertà degli incanti, anche Lorenzo Quinzi. Si tratta del capo del dipartimento per gli affari generali e la digitalizzazione del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti.
Agli atti dell’inchiesta anche pagine dedicate anche ai rapporti tra De Vellis e Ugo Centore, funzionario amministrativo dell’Economato dell’Avvocatura generale. Rapporti che l’imprenditore avrebbe intessuto anche con Paolo Zini, Rup presso il Provveditorato. Nelle carte, inoltre, anche un focus su tutti gli appalti che sarebbero stati aggiudicati alle società di De Vellis per lavori e servizi nella caserma di cui era comandante Liporace. Ci sono fatture, infatti, verso le società dell’imprenditore che sono arrivate ad oltre 600mila euro. De Vellis sarebbe stato in campo anche sulla assegnazione degli appalti del Dis (Dipartimento delle informazioni per la sicurezza).
Gli inquirenti segnalano nove bonifici con causali “vacanze” da 18 mila euro per il generale Liporace (ieri sospeso dall’Arma). E proprio sulle sue condotte ci sono ancora elementi da approfondire a livello investigativo. Si parla dell’esistenza di un meccanismo sulla base del quale l’imprenditore Ennio De Vellis, che si occupa soprattutto di logistica e ieri finito ai domiciliari così come il generale dei carabinieri Oreste Liporace, si accaparrava le commesse del Ministero delle Infrastrutture.
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