Carla Bruni rischia un rinvio a giudizio nell’indagine della Procura di Nanterre, Francia, che vede coinvolto il marito Nicolas Sarkozy.
L’ex presidente francese è indagato per il presunto finanziamento della campagna elettorale del 2017, che vinse, con fondi provenienti dalla Libia.
Gli inquirenti credono che la supermodella sia stata complice del marito nell’influenzare un testimone. Carla Bruni rischierebbe anche l’accusa di associazione a delinquere finalizzata alla preparazione di un processo fraudolento e alla corruzione dei giudici libici. Non è escluso però, che possa essere messo sotto inchiesta come testimone informato dei fatti.
L’indagine è stata aperta a maggio 2021 e riguarda il presunto tentativo di ingannare la magistratura francese, reato per il quale Nicolas Sarkozy è stato incriminato a ottobre.
La cantante è stata convocata per una possibile apertura di un’indagine nei suoi confronti. Nel dettaglio, secondo la magistratura potrebbe aver avuto un ruolo nella ritrattazione della testimonianza dell’intermediario Ziad Takieddine. Quest’ultimo, nel 2020 prima accusò Sarkozy, poi ritrattò la testimonianza e infine cambiò di nuovo versione.
Carla Bruni rischia il processo: cosa sta succedendo
Non è stato reso noto il giorno in cui Carla Bruni incontrerà gli inquirenti. Il 2 maggio l’ex premiere dame francese è stata interrogata già due volte dagli investigatori dell’Ufficio centrale per la lotta alla corruzione e i reati finanziari e fiscali. Prima come testimone a giugno del 2023, poi a inizio maggio per oltre tre ore, nelle quali ha dovuto fare chiarezza sui suoi rapporti con Michèle Marchang, alias Mimì. L’accusa ritiene che quest’ultima, personaggio della cronaca rosa in Francia, possa aver avuto un ruolo nella retromarcia di Ziad Takieddine.
Come scritto, nel 2020 ritrattò le accuse nei confronti dell’ex presidente francese, scagionandolo temporaneamente. Alcune settimane dopo però, tornò sui suoi passi, cambiando nuovamente versione.
Secondo la Procura di Nanterre, Carla Bruni avrebbe favorito l’incontro a Beirut tra Mimì Marchang e Ziad Takieddine, convincendolo a ritrattare le accuse. Gli inquirenti sospettano da molto tempo che persone vicine a Sarkozy, tra fedelissimi, collaboratori e familiari, abbiano organizzato la ritrattazione per minare la credibilità di Ziad Takieddine.