Un bambino disabile di 10 anni è morto cadendo un un pozzo artesiano nelle campagne di Palazzolo Acreide, in provincia di Siracusa.
Una donna ha tentato invano di salvarlo. Stando alle prime informazioni il piccolo stava partecipando ad una gita organizzata dall’Associazione Annfpas (Associazione Nazionale Famiglie di Persone con Disabilità Intellettiva e/o Relazionale). Sul caso la Procura siracusana ha aperto un’indagine.
L’inchiesta, al momento ancora a carico di ignoti, ipotizza il reato di omicidio colposo. I magistrati stanno cercando di ricostruire la dinamica della tragedia e di capire se il pozzo, profondo 15 metri, fosse segnalato. Le indagini sono state affidate ai carabinieri.
La donna che ha cercato invano di salvare il bimbo di 10 anni sarebbe un’operatrice della stessa Annfpas. La 54enne si sarebbe calata nel pozzo per provare a recuperare il piccolo che partecipava a un campo estivo organizzato dalla coop per piccoli disabili. La donna non sarebbe riuscita ad afferrare il piccolo che sarebbe affogato: il pozzo, profondo 15 metri, era per la metà pieno di acqua.
L’operatrice è poi stata salvata dall’intervento dei vigili del fuoco. Il bambino di 10 anni, come già accennato, stava frequentando un campo estivo per disabili organizzato dalla cooperativa Anffas che si occupa di bambini con deficit motori ed intellettivi. La donna si è accorta della caduta e ha provato a calarsi nel pozzo per salvare il piccolo.
È stata lei stessa a dare l’allarme prima di calarsi all’interno con una corda. Da quanto si apprende la donna è rimasta a sua volta intrappolata nel pozzo ed è stata salvata dai vigili del fuoco e dagli specialisti del nucleo alpino speleo fluviale.
La tragica morte del bimbo caduto in un pozzo a Palazzolo Acreide, in circostanze ancora da verificare, richiama immediatamente alla memoria quanto accaduto 43 anni fa al piccolo Alfredo Rampi, il bimbo di 6 anni, morto nel 1981 in un pozzo artesiano dopo 60 ore di disperati tentativi di riportarlo in superficie.
La tragedia di Alfredino è cominciata la sera del 10 giugno del 1981. I genitori del bambino, non vedendolo rientrare, hanno lanciato l’allarme. Qualche ora più tardi un poliziotto ha avvertito dei deboli lamenti provenire da un pozzo artesiano: era la voce del bambino. Da quel momento si sono susseguiti diversi disperati tentativi di soccorso che però non hanno avuto esito.
A Vermicino è arrivato anche l’allora Presidente della Repubblica Sandro Pertini per seguire di persona l’andamento delle operazioni, che però non sono riuscite a salvare la vita del bambino. Da quella sconfitta della macchina dei soccorsi, incassata nonostante gli atti di eroismo di alcuni, sono nati successivamente il dipartimento della Protezione Civile e un Centro, che porta il nome di Rampi, che oggi si occupa di informare sui rischi e intervenire in situazioni di emergenza.
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