Il Ddl Bazoli sul “fine vita” approderà in Senato il 17 settembre. Ad annunciarlo è stato in queste ore il capogruppo del Pd Francesco Boccia.
“Sul fine vita ci siamo. – ha detto Boccia – Do atto al presidente del Senato Ignazio La Russa di aver chiesto ai presidenti dei gruppi di maggioranza di essere conseguenti con il nostro Regolamento”. Un regolamento “molto debole” rispetto alle prerogative delle opposizioni secondo Boccia. La Russa, però, ha chiesto che le norme vengano rispettate e quindi c’è un’intesa tra tutti affinché il ddl sul fine vita arrivi in aula il 17 settembre.
Il testo del disegno di legge a firma del deputato del Partito Democratico Alfredo Bazoli punta a confermare ed ampliare quanto già stabilito dalla sentenza della Corte Costituzionale n. 242 del 2019. Quest’ultima ha stabilito la non legittimità dell’articolo 580 del Codice penale che punisce l’istigazione o l’aiuto al suicidio. I malati possono quindi già chiedere alle proprie Aziende Sanitarie di riferimento di accedere al suicidio medicalmente assistito.
L’eventuale via libera, e quindi l’accesso ad un farmaco che consente di morire, si ottiene solo dopo il parere del comitato etico delle Aziende che valuta le condizioni di salute del richiedente. Il ddl Bazoli, però, va oltre in quanto avrebbe anche un effetto retroattivo. Ci sarebbe dunque una sanatoria per tutti i casi di morte volontaria medicalmente assistita precedenti all’approvazione del disegno di legge, anche con sentenza passata in giudicato.
“Il presidente La Russa ha manifestato sensibilità sul tema. – ha continuato Boccia – Su questo provvedimento le opposizioni sono unite e compatte, e hanno raccolto le firme di tutti i gruppi parlamentari”. Il ddl sul fine vita, inoltre, non prende in considerazione l’eutanasia legale, attualmente vietata dall’articolo 579 del Codice penale. Sull’abrogazione dell’articolo sono in corso alcune iniziative referendarie da parte dell’associazione Luca Coscioni.
Proprio in queste ore è stato diffuso un nuovo appello da parte di Martina Oppelli, la donna triestina tetraplegica e affetta da sclerosi multipla, alla quale l’Azienda Sanitaria ha negato l’accesso al suicidio medicalmente assistito. “Questa non è una battaglia di destra o sinistra. – ha detto Oppelli – La vita e la dignità sono di tutti. Sono stanca. Chiedo solo pietà”.
In Friuli Venezia Giulia il Consiglio regionale ha respinto una proposta di legge regionale di iniziativa popolare sul fine vita che interveniva per stabilire tempi certi nella risposta che un’Azienda Sanitaria deve dare a un malato.
“L’appello di Martina Oppelli – ha detto la senatrice Tatjana Rojc del Pd – scuota la coscienza delle istituzioni, apra i cuori delle persone che hanno in loro potere di cambiare la sua situazione e darle un’agognata liberazione. Di fronte al dolore umano e a una richiesta d’aiuto, nulla è più crudele dell’indifferenza, delle compilatorie argomentazioni della burocrazia, di chi giudica senza empatia. La necessità di legiferare sul fine vita è improrogabile, sancita da una sentenza storica della Corte costituzionale e sentita nella grande maggioranza della popolazione”.
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