Attacco armato nella serata di ieri in tre città della regione russa del Daghestan, nel Caucaso settentrionale: il bilancio è di 17 morti.
Uccisi agenti di polizia, un sacerdote ortodosso ed alcuni civili. Diverse persone sono rimaste ferite. Anche sei degli aggressori sono deceduti. Gli attacchi sono con ogni probabilità riconducibili all’Isis-k, ovvero la “branca afghana” dello Stato islamico apparsa per la prima volta nel 2014. I raid armati sono avvenuti nelle città di Derbent, Sergokala e Makhachkalam, capitale del Daghestan lungo la costa del Mar Caspio.
“Sappiamo chi si nasconde dietro questi attentati terroristici e quale obiettivo perseguono. – ha detto ha detto il governatore della regione, Sergei Melikov – Questo è un giorno tragico per il Daghestan e per l’intero Paese”. Il Daghestan è una Repubblica della Federazione russa a maggioranza musulmana con una forte presenza di gruppi islamisti e confinante con la Cecenia. Il presidente del Kazakistan ha offerto il suo supporto al presidente russo Vladimir Putin. A partire da oggi sono stati proclamati 3 giorni di lutto.
Il primo attacco è avvenuto a Derbent. Qui un gruppo di uomini armati ha sparato in una sinagoga e una chiesa, provocando un incendio nei due edifici religiosi. La sinagoga, in particolare, sede di una comunità ebraica nella regione a maggioranza musulmana, è considerata patrimonio dell’Unesco. Tra le vittime in questo caso c’è anche un sacerdote della Chiesa ortodossa russa. Chiesa che ieri celebrava la domenica di Pentecoste. Secondo il patriarca Kiril, capo della Chiesa ortodossa russa, “il nemico sta cercando di distruggere la pace interreligiosa”.
Quasi in contemporanea è stata assaltata una postazione della polizia stradale a Makhachkala. Un terzo attacco ha colpito un’auto dalla polizia a Sergokala. Il dipartimento del comitato investigativo del Daghestan ha aperto un procedimento penale per “attacco terroristico”. Il Comitato nazionale antiterrorismo ha riferito della neutralizzazione di sei miliziani tra Derbent e Makhachkala.
Secondo l’Institute for the Study of War (Isw) studies statunitense, a condurre l’attacco sarebbe stato il gruppo Wilayat Kavkaz, ramo del Caucaso settentrionale dell’Isis-K denominato Al-Azaim. “Al-Azaim non ha rivendicato l’attacco in sé. – ha fatto sapere l’Isw – Ma la struttura antiterrorismo regionale dell’Organizzazione per la cooperazione di Shanghai (Sco) ha avvertito che Wilayat Kavkaz era diventata più attiva in seguito all’attacco al Crocus City Hall di Mosca del 22 marzo e ha intensificato gli appelli di reclutamento nel Caucaso settentrionale dall’aprile 2024”.
Secondo le agenzie di stampa russe nel corso delle indagini è stato arrestato il capo del distretto di Sergokalinsky in Daghestan, Magomed Omarov. Due dei suoi dieci figli, Osman e Adil, sono fra i sospettati perché potrebbero essere coinvolti negli attacchi terroristici. Sarebbero stati ripresi armati di fucile in un video. I due sarebbero poi stati neutralizzati dalla polizia.
Ad aprile scorso, il servizio di sicurezza russo Fsb aveva dichiarato di aver arrestato quattro persone in Daghestan sospettate di aver pianificato l’attacco alla sala concerti Crocus City Hall di Mosca, che era stato rivendicato dal gruppo Stato islamico. Il 16 giugno scorso sei detenuti legati all’Isis hanno preso in ostaggio due guardie penitenziarie del carcere di Rostov sul Don, nel sud della Russia. Al termine di un’operazione delle forze speciali tutti i sequestratori sono stati uccisi e gli agenti liberati.
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