Hikikomori: un videogame per aiutarli a tornare nel mondo reale

Un videogame per aiutare i ragazzi Hikikomori ad uscire dal loro isolamento. Il progetto elaborato dalla Cooperativa Sociale Ippocampo. 

Il progetto è pensato per i 60mila giovani italiani che hanno deciso di non uscire più di casa e si ritirano nel mondo virtuale ed è stato presentato durante la seconda giornata della quindicesima convention nazionale Cmg.

Un videogame per aiutare gli hikikomori
Un videogame per aiutare gli hikikomori (Canva) – inews24.it

La Cooperativa Ippocampo ha progettato il videogame per aiutare gli adolescenti a tornare a scuola e uscire di casa, tornando a dialogare e incontrare gli altri. Si chiama A scuola con gli avatar ed è pensato per intercettare i ragazzi durante l’isolamento, utilizzando il loro stesso linguaggio.

Il gioco prevede un percorso che comincia con sfide legate alle materie scolastiche, procede con attività manuali che progressivamente porteranno gli adolescenti hikikomori ad incontrare i coetanei.

Gli ultimi dati sul fenomeno risalgono a gennaio 2024 e arrivano dall’Istituto Superiore di Sanità, il più importante ente di ricerca del Ministero della Salute. Una ricerca ha indagato la cosiddetta generazione Z, in particolare la fascia di età dagli 11 ai 17 anni.

Hikikomori: il fenomeno e i rischi

La prima volta che in Italia abbiamo sentito parlare di Hikikomori risale alla pandemia Covid-19, che com’è noto ha causato l’aumento dei disagi giovanili. Il termine è nato in Giappone e vuol dire letteralmente stare in disparte.

Gli Hikikomori sono soprattutto i giovani tra i 14 e i 30 anni, maschi nel 70-90% dei casi secondo la Fondazione Umberto Veronesi. Secondo la ricerca dell’ISS invece, la maggioranza dei casi si presenta nelle ragazze.

Il fenomeno Hikikomori: i numeri in Italia
Il fenomeno Hikikomori: i numeri in Italia (Canva) – inres24.it

Bisogna intervenire subito per cercare di aiutare gli Hikikomori, perché l’isolamento prolungato può provocare problemi di salute. Tra questi, la depressione, ma non solo. Questa condizione può avere conseguenze negative anche sull’alimentazione e sull’attività fisica e sul ritmo del sonno.

Il rischio è quello di sviluppare una tendenza autodistruttiva, che si manifesta con l’autolesionismo e l’abuso di sostanze. Perdendo il contatto con la realtà, è possibile sviluppare disturbi dissociativi e ossessivo compulsivi. Gli esperti consigliano ai genitori di dialogare sempre con i loro figli e fare in modo che abbiano un supporto psicologico specializzato, e se necessario anche un aiuto psichiatrico.

Secondo uno studio giapponese, alcuni biomarcatori nel sangue dei soggetti Hikikomori sono presenti in maniera maggiore rispetto ai soggetti sani. Da un prelievo dunque, è possibile avere qualche indizio maggiore. La presenza di questi biomarcatori ovviamente, non causano la condizione di isolamento, ma sono la conseguenza di essa. Ad esempio, stare chiusi in casa può aumentare il disagio psicologico, che potrebbe alterare i biomarcatori.

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