C’è un motivo tecnico dietro al pugno fermo del governo italiano che ribadisce di non voler ratificare il Mes. Ma anche uno politico.
Lo ha ammesso il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, facendo intendere tra le righe che l’Italia ritiene di essere stata vittima di un pregiudizio politico nell’ambito dei negoziati sulle cariche apicali dell’Europarlamento.
I nomi di Ursula von der Leyen, Antonio Costa e Kaja Kallas sono arrivati sul tavolo dei leader solo dopo essere stati negoziati in separata sede dai delegati nel Consiglio europeo dei tre partiti di maggioranza Ppe, Pse e Liberali, di fatto isolando la premier Giorgia Meloni.
“Introdurre il tema della ratifica del trattato del Meccanismo europeo di stabilità in questo momento mi sembra vagamente buttare il sale sulla ferita, improprio”, ha dichiarato il ministro Giorgetti a margine del Consiglio Ecofin in Lussemburgo. Una ripicca politica dunque, all’interno degli equilibri di potere nel Parlamento europeo tra la presidente del Consiglio italiano Giorgia Meloni, il presidente francese Emmanuel Macron e il cancelliere tedesco Olaf Scholz.
Ma non solo. Il governo fa muro affinché l’Europa modifichi il Mes prima della ratifica dell’Italia, in modo che Roma possa avere avere delle garanzie. Giorgetti ha apprezzato il fatto che per la prima volta il direttore del Mes Pierre Gramegna abbia “fatto delle riflessioni, recependo evidentemente anche delle critiche che abbiamo fatto noi, per cercare di cambiarlo”.
Lo scopo dell’Italia è stravolgere il Mes, trasformandolo in una specie di “fondo sovrano europeo, ad esempio in tema difesa, evitando magari che i singoli Stati nazionali si debbano indebitare o spendere a livello nazionale”.
La proposta italiana ha trovato la resistenza di molti Paesi, ma il governo intende portare avanti la linea dura. “Il Parlamento italiano non è nelle condizioni di approvarlo e non lo approva”, spiega Giorgetti, memore del fatto che il 23 dicembre parte della sua stessa maggioranza aveva bocciato la ratifica.
A giugno scorso, il ministro dell’Economia aveva provato ancora una volta a passare per la Camera l’approvazione del Mes, ma diversi colleghi della maggioranza avevano spiegato di voler delle garanzie specifiche sulla riforma del Patto di stabilità, sulle leggi sull’immigrazione e sulla revisione del bilancio Ue. Preso atto della situazione in Parlamento, il capo del dicastero dell’Economia ha le mani legate.
Matteo Salvini, vicepremier e leader della Lega, stesso partito di Giancarlo Giorgetti, è categorico: “Il Mes non serve all’Italia, è un’altra follia europea. Se lo approvino loro se vogliono, perché a noi non serve”.
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