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Caporalato, la mappa dello sfruttamento da Nord a Sud: la violenza sui migranti nei campi italiani

La storia di Satnam Singh ha fatto emergere un mondo sommerso: quello dei braccianti agricoli sfruttati che lavorano 14 ore al giorno per 4 o 5 euro all’ora senza riposo e diritti. 

Satnam Singh è morto in ospedale dopo essere stato abbandonato in strada dal datore di lavoro di un’azienda agricola per cui lavorava a nero, a Cisterna di Latina, a 31 anni, sotto gli occhi della moglie Soni. Aveva perso il braccio in un incidente, ma si sarebbe potuto salvare.

Caporalato: lo sfruttamento dei migranti nei campi da Nord a Sud Italia (Ansa Foto) – inews24.it

L’autopsia stabilirà le cause esatte del decesso, ma nel frattempo tutte le istituzioni e i sindacati hanno espresso vicinanza e la politica intende affrontare una volta per tutte la piaga del caporalato in Italia.

Satnam era indiano. Stranieri sono anche il 70% dei braccianti agricoli che vengono sfruttati nelle campagne italiane. Dai numeri dell’Osservatorio Placido Rizzotto della FLai-Cgil emerge che circa 230mila persone fanno parte del mondo sommerso dell’agricoltura. Di queste, 55mila sono donne e il 30% italiane o europee. I dati coincidono con quelli dell’Istat e con il racconto di Yvan Sagnet, presidente dell’associazione NoCap, nata per combattere il caporalato.

Quello dello sfruttamento è un fenomeno strutturale diffuso in tutto il Paese. In provincia di Latina, in particolare nell’Agro-Pontino, queste situazioni esistono da anni. E il caso di Satnam Singh dimostra che anche Latina non è immune”, dichiara in esclusiva ai nostri microfoni.

Nella provincia di Latina si contano circa 30mila lavoratori indiani che operano principalmente nel settore agricolo. Il mercato di Fondi, uno dei più grandi d’Europa, è alimentato dal lavoro di queste persone. Yvan Sagnet è originario di Douala, una città nel Camerun Sudoccidentale ed è arrivato in Italia nel 2008 per studiare Ingegneria al Politecnico di Torino dopo aver vinto una borsa di studio.

Terminato il percorso, nel 2011 si è trasferito in Puglia dove ha lavorato come raccoglitore di pomodori. Ed è lì che ha scoperto il mondo sommerso del caporalato. Proprio lui ha fatto luce sul problema per la prima volta, quando ha organizzato uno sciopero durato un mese contro lo sfruttamento dei braccianti agricoli, in seguito al quale il caporalato è diventato un reato.

La road map dei braccianti agricoli sfruttati

Grazie al suo impegno, nel 2017 è stato nominato Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana dal Capo dello Stato Sergio Mattarella. Il lavoro dei braccianti agricoli è organizzato in base alla stagionalità. Gli operai, per la maggior parte migranti, si spostano da una Regione all’altra in base alle produzioni agricole. “In estate vanno in Puglia, in provincia di Foggia, per la raccolta del pomodoro. Quando la stagione finisce però, non si fermano perché hanno bisogno di lavorare e vanno in Calabria per raccogliere gli agrumi. Dopodiché si spostano in Sicilia e in Campania, nel litorale Domizio”. 

La road map dello sfruttamento arriva fino al Nord Italia e prosegue tutto l’anno. A fine aprile nelle province di Livorno e Grosseto, sono finite in manette dieci persone di nazionalità pakistana, indagate a vario titolo di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro di oltre 60 migranti, di origine pakistana e bengalese. Lavoravano dieci ore al giorno e venivano pagati anche 0,97 euro all’ora, senza pause e in violazione delle norme di sicurezza e igiene.

Situazioni del genere esistono da anni anche nella provincia di Cuneo, in Piemonte, nella raccolta dell’ortofrutta”, racconta Yvan Sagnet, e “in Trentino Alto Adige nella raccolta delle mele. La situazione è diffusa in tutto il Paese, cambiano i contesti ma restano uguali nella sostanza”. 

Contadini nei campi (Canva) – inews24.it

Il fenomeno dello sfruttamento dei braccianti agricoli è diversa al Nord e al Sud Italia. Nel Meridione si manifesta con il caporalato tradizionale, mentre nel Settentrione “viene sostituito dalle cooperative o dalle agenzie interinali”. Persone giuridiche quindi, “che prendono in appalto il lavoro per le imprese, nelle quali si annidano queste tipologie di sfruttamento con diverse sfumature” ma sempre a danno dei lavoratori.

La pratica si estende anche nel settore dell’edilizia, dei servizi e del turismo. La legge sul caporalato in Italia risale al 2016, ha segnato un passo in avanti in Italia e in Europa, “ma da una parte va attuata e dall’altra va ripensata”, dichiara Yvan Sagnet. Perché il fenomeno dello sfruttamento dei braccianti agricoli va “prevenuto e non represso. Lo Stato su questo non fa grandi sforzi. Arrestare i caporali è marginale e non risolve il problema in modo strutturale, mettendo in campo strumenti per la legalità e il rispetto dei diritti”. 

I centri per l’impiego e gli ispettori del lavoro

Il caporalato si insinua in un contesto in cui sono carenti gli strumenti legali. È “una specie di centro per l’impiego illegale. In Italia non funzionano gli strumenti per far incontrare domanda e offerta di lavoro. L’imprenditore agricolo che ha bisogno di manodopera, non si rivolge ai centri per l’impiego – ai quali nessuno si iscrive piùma al caporale”. 

Alla necessità di una riforma dei vecchi collocamenti si aggiunge la carenza degli ispettori del lavoro in Italia. “Quando facevo il bracciante agricolo e lavoravo a nero, non ho mai visto un ispettore venire a controllare. In Italia ci sono 5mila ispettori a fronte di milioni di aziende agricole. In Germania sono 80mila. L’illegalità diffusa in agricoltura è frutto di un lassismo dello Stato nei sistemi di controllo”. 

Yvan Sagnet, presidente NoCap (Ansa Foto) – inews24.it

Negli ultimi mesi, il modello economico che si applica all’agricoltura è stato oggetto anche delle proteste degli imprenditori del settore, che lo definiscono insostenibile. La grande distribuzione impone i prezzi dei prodotti a ribasso. Il sottocosto schiaccia i produttori che non riescono ad affrontare i costi di produzione. “Non è possibile che per anni il costo al chilo del pomodoro pagato al produttore era 9 centesimi. È chiaro che l’agricoltore con questi prezzi non riesca ad affrontare i costi e risparmino sui lavoratori”, spiega Yvan Sagnet.

Il sistema di sfruttamento è piramidale: in cima c’è la grande distribuzione e alla base il mercato del lavoro. I braccianti agricoli guadagnano 20-25 euro al giorno. “Non è possibile che per recarsi nei campi, i lavoratori siano costretti a pagare una tassa di trasporto ai caporali piuttosto che mezzi pubblici o i mezzi dell’azienda. Oggi i lavoratori vivono nei ghetti, dove non ci sono condizioni primarie per vivere”.

Giovanna Sorrentino

Sono nata in provincia di Napoli due giorni prima di Natale. Da sempre mi accompagna la voglia di ascoltare, osservare e raccontare. Ho intrapreso il mio percorso giornalistico fin da giovane occupandomi di cronaca per alcune testate locali, poi è arrivato Il Mattino. Sono laureata in Scienze della Comunicazione, ho vissuto a Cardiff e a Milano. Ho collaborato con alcuni settimanali nazionali, occupandomi di cronaca e attualità. Per notizie.com racconto la cronaca e la politica attraverso le voci dei protagonisti. Sono idealista. E questo è ciò che mi spinge a fare del mio meglio, sempre.

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