Il ddl sull’autonomia differenziata è legge. L’Aula di Montecitorio ha approvato il provvedimento con 172 sì, 99 no e 1 astenuto. “A rischio l’unità della Repubblica”.
Ai nostri microfoni, il costituzionalista Massimo Villone mette in evidenza i suoi dubbi sul provvedimento e le differenti correnti di pensiero all’interno della maggioranza stessa.
Il decreto autonomia nel lungo periodo “produce una frammentazione inaccettabile e l’impossibilità di politiche pubbliche nazionali che sono indispensabili per il superamento dei divari territoriali e le disuguaglianze. Ci sono premesse per scenari assai pericolosi – aggiunge – per le Regioni del Sud. Lo ha dichiarato anche Roberto Occhiuto (presidente della Regione Calabria di Forza Italia ndr) in un’intervista al Corriere della Sera. Sostanzialmente è d’accordo con le opposizioni: dunque anche in maggioranza esistono grosse perplessità”.
Il provvedimento sull’autonomia riguarda le Regioni a statuto ordinario e attua la riforma del Titolo V della Costituzione del 2001. È composto da 11 articoli e definisce come applicare il terzo comma dell’articolo 116 della Costituzione.
In sostanza definisce le intese tra lo Stato e le Regioni che chiedono l’autonomia nelle 23 materie previste, che riguardano principalmente la salute, l’istruzione, il commercio estero, la cultura, l’energia, i trasporti, lo sport e l’ambiente. Ci sono poi 14 materie che sono definite dai cosiddetti Lep, cioè i livelli essenziali di prestazione.
Essi si basano su criteri che determinano il livello di servizio minimo che le Regioni deve garantire in maniera uniforme in tutto il Paese. I Lep vengono determinati sulla base della spesa storica dello Stato in ogni Regione negli ultimi tre anni. Ma per Villone “tutto si traduce nel fatto che in questo Paese ci saranno cittadini di serie A e di serie B”.
La legge sull’autonomia differenziata stabilisce i principi di trasferimento delle funzioni dallo Stato alle Regioni e specifica che sarà concesso solo dopo la determinazione dei Lep anche nelle Regioni che non hanno chiesto l’autonomia e sulla base delle risorse previste nella Manovra economica. Quindi se i Lep non saranno finanziati, non ci sarà l’autonomia? È la stessa domanda che si pone il costituzionalista: “Siamo fermi all’individuazione astratta dei Lep. Il ministro Calderoli nel suo unico intervento in Aula, mentre si discuteva sul tema, ha detto che verranno finanziati anno per anno. Dunque, sono una speranza e non una garanzia, un auspicio. Non possiamo mettere i diritti fondamentali in mano a questo tipo di occasionalità”.
Ci sarà poi una cabina di regia composta dai ministri e una segreteria, che avrà sede nel Dipartimento per gli affari regionali. Avrà il compito di fare una ricognizione sulle materie e i criteri dei Lep da garantire in tutta Italia.
A partire dall’entrata in vigore del decreto autonomia, il governo ha 24 mesi per varare i decreti legislativi per determinare gli importi e i livelli dei Lep. Una volta avviato, Stato e Regioni avranno 5 mesi di tempo per arrivare a un accordo. Questi ultimi potranno durare fino a 10 anni e poi essere rinnovate e potranno terminare prima con un preavviso di almeno un anno.
L’ultimo articolo contiene una clausola di salvaguardia, che prevede che il governo potrà sostituirsi alle Regioni, ai Comuni o alle citta metropolitane, in caso di inadempienze dei trattati internazionali, pericolo per la sicurezza pubblica e altri casi, come i diritti civili e sociali.
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