L’Italia non ha a disposizione un proprio arsenale nucleare. Ma “detiene”, come membro Nato, armi nucleari Usa sul proprio territorio.
All’Aeronautica sono state assegnate circa 35 bombe B61, che si trovano nelle basi aeree di Aviano e Ghedi. L’Italia, inoltre, non ha ancora firmato né ratificato il Trattato sulla proibizione delle armi nucleari (Tpnw). Le B61, che rientrano nel cosiddetto accordo di condivisione nucleare, sono bombe nucleari all’idrogeno di fabbricazione statunitense.
Il ruolo del nostro Paese sul nucleare è salito nuovamente alla ribalta a seguito della diffusione della quinta edizione del rapporto “Surge: 2023 Global nuclear weapons spending” elaborato dall’Ican (International Campaign to Abolish Nuclear Weapons). Secondo il rapporto nel 2023 Cina, Francia, India, Israele, Corea del Nord, Pakistan, Russia, Regno Unito e Stati Uniti hanno speso complessivamente 91,4 miliardi di dollari per le loro armi nucleari.
L’Italia è uno dei cinque membri della Nato ad ospitare armi nucleari statunitensi sul proprio territorio, insieme a Turchia, Belgio, Germania ed Olanda. “Nel 2018 l’Italia – si legge sul portale dell’Ican – ha costantemente votato contro una risoluzione annuale dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite che accoglie con favore l’adozione del Tpnw”.
Nel 2023, la Commissione Affari esteri della Camera dei Deputati ha adottato una risoluzione che impegna il governo a proseguire la valutazione del Trattato. Focalizzando in particolare l’attenzione sull’assistenza alle vittime e sul risanamento ambientale. Era già accaduto nel 2017: il Parlamento aveva incaricato il governo di “esplorare la possibilità” di firmare il trattato “compatibilmente con gli obblighi dell’Italia nella Nato”.
L’Ican nel 2022 aveva invitato il governo a prendere in considerazione la partecipazione al primo incontro degli stati parti del Tpnw. Ma l’Italia non ha partecipato a nessuna delle due riunioni. Secondo un sondaggio condotto da YouGov nel 2020, l’87% degli italiani riteneva che il proprio Paese doveva aderire al Tpnw. Inoltre, il 76% riteneva che l’Italia doveva essere tra i primi stati ad aderire alla Nato, anche se dovesse subire pressioni da parte degli alleati.
L’Italia non ha partecipato ai negoziati sul Trattato alle Nazioni Unite e quindi non ha votato la sua adozione. Eppure nel 2016, l’Italia aveva votato a favore della risoluzione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Il documento dava mandato agli Stati di negoziare “uno strumento giuridicamente vincolante per vietare le armi nucleari, portando alla loro totale eliminazione”. Successivamente ha però informato l’Onu che intendeva votare contro. In un documento inviato ai membri della Nato prima del voto, gli Stati Uniti “incoraggiavano fortemente” i membri, compresa l’Italia, a votare contro la risoluzione, “e non semplicemente ad astenersi”.
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