La presidente uscente della Commissione europea von der Leyen vuole la riconferma. Se ciò avvenisse sarà impossibile (o quasi) sfiduciarla.
Ursula von der Leyen è alla ricerca spasmodica della maggioranza del neoeletto Parlamento che potrebbe consentirle di svolgere il suo secondo mandato alla guida della Commissione europea. Un compito non facile nonostante la vittoria del Partito popolare europeo (Ppe) alle elezioni. Ppe che con ogni probabilità la designerà nuovamente alla guida della Commissione.
La questione, però, ruota attorno alla stabilità politica ed alla volontà di ottenere il massimo consenso. Che, tradotto, significa avere l’appoggio di quanti più parlamentari possibili. Anche e soprattutto per questo von der Leyen sta guardando molto a destra incrociando lo sguardo della premier italiana Giorgia Meloni.
Che ha vinto le elezioni in Italia e che in Europa fa riferimento al gruppo dei Conservatori e Riformisti europei (Ecr). Stando ad alcune indiscrezioni, la presidente starebbe addirittura “rallentando” la diffusione di un rapporto Ue sulla libertà di stampa che boccerebbe l’Italia. Una circostanza che sta facendo piovere numerose critiche in vista della proclamazione degli eletti.
Intanto proprio questa sera a Bruxelles il Ppe si sta riunendo in una sorta di pre-vertice a cui parteciperà anche il vicepremier italiano Antonio Tajani, leader di Forza Italia che in Europa fa parte del gruppo dei Partito popolare. Dalla riunione dovrebbe uscire il nome del candidato alla guida della Commissione Ue e quindi, molto probabilmente, si farà quadrato attorno al nome di Ursula ver der Leyen.
La presidente, come già accennato, se eletta dal Parlamento, avrà blindato il suo ruolo. In seguito, sarà complicatissimo provare a rimuoverla. I motivi risiedono proprio negli stessi regolamenti dell’Unione. In parole povere, il Parlamento elegge il Presidente della Commissione a maggioranza dei deputati che lo compongono (361 su un totale di 720). Il voto è a scrutinio segreto.
La mozione di censura: uno strumento mai attuato
Gli europarlamentari, per sfiduciare la Commissione, hanno a disposizione lo strumento della mozione di censura. Questa deve essere ben motivata e sottoscritta da almeno un decimo dei deputati (72). Nel caso in cui è già stata presentata una mozione nei due mesi precedenti allora sono necessari 144 parlamentari. In conformità dell’articolo 234 del trattato sul funzionamento dell’Unione europea, la mozione è approvata a maggioranza dei due terzi dei voti espressi e a maggioranza dei deputati che compongono il Parlamento.
Una procedura complicata e, politicamente, difficilmente attuabile. In 62 anni si è andati vicini all’approvazione di una mozione di censura solo nel 1999 all’epoca della Commissione presieduta da Jacques Santer. In quel caso alcuni membri furono travolti da uno scandalo di corruzione e si dimisero prima che i parlamentari votassero la loro sfiducia. Per quanto riguarda la nuova legislatura, l’elezione del presidente della Commissione potrebbe avvenire durante la sessione costitutiva del nuovo Parlamento (16-19 luglio) o nella prima sessione dopo la pausa estiva (16-19 settembre).