Guerra in Ucraina, primo giorno per la conferenza di pace in Svizzera. Il presidente Volodymyr Zelensky è sicuro: “Facciamo la storia”.
“Una pace giusta, diamo una possibilità alla diplomazia”: a parlare è proprio Zelensky a margine della prima giornata di lavori a Burgenstock, in Svizzera, dove si sta tenendo una conferenza di pace. 110 le delegazioni giunte da ogni angolo del mondo. Un documento con delle proposte è già in elaborazione, così come sono pressoché pronti nuovi pacchetti di aiuti a Kiev.
L’Italia era presente ieri con il ministro degli Esteri Antonio Tajani, mentre la premier Giorgia Meloni, impegnati ieri a concludere i lavori del G7 in Puglia, sarà in Svizzera nelle prossime ore. Tajani ha confermato che l’Italia sta approvando un nuovo pacchetto di aiuti militari, “perché senza la difesa non esiste nemmeno la ricostruzione dell’Ucraina”. Grande assente dal vertice la Cina. Secondo Jake Sullivan, consigliere per la Sicurezza nazionale degli Usa “Vladimir Putin ha chiesto loro di non venire e loro hanno obbedito”.
Lo stesso Putin ha provato ad entrare a gamba tesa nel vertice svizzero diffondendo ieri in mattinata la proposta di pace di Mosca per porre fine alla guerra che va avanti ormai da ventotto mesi. La Russia, che ha invaso l’Ucraina nel febbraio 2022, ha indicato come condizioni per la fine del conflitto il ritiro delle forze armate ucraine dal territorio occupato da Mosca, la non adesione di Kiev alla Nato e la revoca delle sanzioni adottate dall’Occidente contro Mosca. Condizioni che l’Ucraina ha considerato inaccettabili.
Come già accennato, si sta lavorando al documento finale ma l’accordo ancora non c’è ed inoltre potrebbe non esserci la firma di tutti i presenti. Tre i punti fondamentali: una zona franca attorno alla centrale nucleare di Zaporizhzhia, la questione del grano e quella degli ostaggi. “La guerra finirebbe – ha commentato Tajani – se la Russia mettesse fine alla sua aggressione e procedesse al ripristino dell’integrità territoriale dell’Ucraina in un contesto di pace che non può implicare la resa e la continua occupazione del suo territorio da parte della Russia”.
“Putin deve passare dal linguaggio degli ultimatum a quello della maggioranza globale che vuole una pace giusta”, ha detto Zelensky, che nel frattempo ha incamerato nuovi sostegni da parte degli Usa in oltre 1,5 miliardi di dollari. “La Russia non ha nulla da trasmettere ai partecipanti al vertice svizzero – ha affermato il portavoce Dmitry Peskov – e speriamo che la prossima volta il conflitto venga discusso in un evento più costruttivo”.
Una pace, però, che per Kiev non dovrà significare resa, né compromessi sull’indipendenza, sulla sovranità e sull’integrità territoriale. Oggi tre argomenti saranno affrontati nei gruppi di lavoro del vertice: la sicurezza nucleare, la libertà di navigazione e la sicurezza alimentare, e gli aspetti umanitari, in particolare il destino dei bambini ucraini deportati in Russia.
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