Cristian Molnar, insieme ad altre due ragazze, è stato travolto dalla piena del fiume Natisone il 31 maggio. Le ricerche sono ancora in corso.
“I soccorsi stanno facendo ogni tipo di sforzo mentre la Procura sta facendo tutti gli accertamenti”: a parlare è l’avvocato Gaetano Laghi, legale dei familiari del 25enne Cristian Molnar, travolto dalle acque del fiume Natisone lo scorso 31 maggio. Laghi, insieme alla famiglia del giovane, si trova a Premiaricco, in provincia di Udine.
Oggi è il quattordicesimo giorno di ricerche di Molnar. I corpi senza vita di Patrizia Cormos e Bianca Doros, le due ragazze che erano con Cristian, sono stati ritrovati il 2 giugno scorso. “Le ricerche continuano. – ha detto l’avvocato – La Procura della Repubblica di Udine sta facendo tutti gli accertamenti, sia a livello di sommarie informazioni sia di acquisizione di documentazione. Stanno raccogliendo tutti i dati”.
Nei giorni scorsi i pm hanno ascoltato il vigile del fuoco che tentò di salvare, gettandosi nel fiume a nuoto, i tre ragazzi travolti dalla piena del Natisone. La Procura, che ha aperto un fascicolo d’inchiesta per omicidio colposo, ha delegato le attività ai carabinieri e rientrano nella normale acquisizione di testimonianze legate alla tragedia. Per il momento, non ci sono iscrizioni nel registro degli indagati. Al centro delle indagini le telefonate di Patrizia al 112.
Il 9 giugno sono arrivati a Premiaricco dalla Romania anche i genitori di Cristian, mentre il fratello era già da qualche giorno sulle sponde del fiume. “Sento quotidianamente i familiari di Cristian. – ha spiegato il legale – Il fratello è qui e sta seguendo le ricerche, sono in contatto continuo e lo tengo aggiornato”. C’è ancora quel lumicino di speranza di cui parlavano gli stessi familiari nei giorni scorsi? “È chiaro che i giorni passano invano e che vogliamo che le ricerche continuino. – ha affermato Laghi – Finché non si ritrova il corpo, psicologicamente è così”.
Al suo arrivo al Natisone, l’avvocato aveva espresso dubbi sulla tempestività dei soccorsi, arrivando ad affermare che, qualora si fossero mossi diversamente, i ragazzi potevano essere salvati. Ad oggi, però, “non ho assolutamente nessuna perplessità sulla macchina dei soccorsi. Le forze in campo ci sono, posso garantire che stanno facendo un grande sforzo. Il luogo in cui i soccorritori operano è difficile”.
Vigili del fuoco e protezione civile (sul Natisone sono dispiegati quotidianamente oltre sessanta uomini), infatti, devono fare i conti con i peggioramenti del meteo, con gli ingrossamenti del torrente, con le piene, con la conformazione del letto d’acqua. Una delle ipotesi più accreditate, infatti, è che il corpo di Cristian possa essersi incastrato in una “forra”, ovvero una gola a pareti verticali profonda anche sei metri.
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