Ci sono due dati importanti che stanno emergendo a poche ore dalla chiusura della campagna elettorale. Uno: per la prima volta gli italiani non considerano le elezioni europee di second’ordine. Il secondo è il rischio che si raggiunga un nuovo record di astensionismo.
Il turno elettorale per eleggere l’Europarlamento è “del tutto unico nella storia”, come dichiara ai nostri microfoni il politologo Luca Verzichelli, presidente della Società italiana di Scienze Politiche (Sisp). Per la prima volta gli italiani non vivranno le elezioni “di second’ordine”, perché “i temi europei hanno influenzato molto la politicizzazione dell’Europa, fino al punto di far parlare i partiti delle strategie future. Gli italiani hanno dovuto socializzare con una cosa di cui non si erano mai occupati prima: i gruppi del Parlamento europeo”.
Nonostante questo però, il rischio è che la tornata elettorale si concluda con un record di astensionismo. “Sarà il partito più largo – dichiara il politologo – e rischia di avere addirittura una maggioranza assoluta piuttosto che relativa. Credo che arriveremo a numeri molto alti, legati anche a fenomeni di protesta dentro l’urna, come schede bianche, nulle e altre forme di protesta”.
Ma perché molti cittadini hanno poca voglia di votare? Secondo Verzichelli il problema è doppio e riguarda un disagio dell’elettorato nei confronti della rappresentanza politica. Il tema non è solo italiano: “Anche in Europa è evidente. In questo momento mi trovo a un convegno universitario a Turku e mi rendo conto di quanto sia distante il nostro tentativo di far capire l’importanza dell’integrazione europea e sovranazionale, per arginare i problemi del mondo. Il feeling è negativo e tutti vedono nell’Europa ciò che una volta vedevano nei governi nazionali”.
Europee, astensionismo: “Spero che il trend cominci a scendere”
Tuttavia, commenta l’esperto, votare è importante: “Spero che in Europa questo trend cominci a scendere e invertirsi. Con il Covid abbiamo capito che è sempre meglio avere un pessimo governo sovranazionale che renda l’Europa credibile e capace di affrontare problemi enormi, piuttosto che lasciarsi nelle mani di leader nazionali, che non fanno altro che urlare e sbraitare”.
La campagna elettorale italiana per le europee è stata più incandescente che mai e ha visto i partiti di maggioranza e opposizione tutti contro tutti. “Nel campo largo della sinistra non ci sorprende, perché non è mai stato particolarmente coeso e non ha il problema di governare”, dichiara Verzichelli. “Quello che colpisce però, è la polarizzazione e anche i toni molto accesi del centrodestra”.
All’interno dei partiti di governo, Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia se la giocano in modo particolare gli ultimi due, ma tutti, al momento, sono schierati in gruppi parlamentari diversi. “Forza Italia ha una posizione moderata mentre Salvini da tempo ha raggiunto Meloni e forse l’ha scavalcata su alcune posizioni classiche della destra”.
L’unione di tutte le destre per diventare un unico gruppo opposto al più grande Partito popolare europeo potrebbe essere considerata una strategia di Giorgia Meloni: “Se è vero che Fratelli d’Italia ha chiamato alle armi la destra europea rispolverando l’antica amicizia con Marine Le Pen, è anche vero che questo può essere visto come un invito alla leader di Rassemblement National a lasciare Identità e Democrazia e fare come lei: rendersi credibile non solo come partito di opposizione ma anche di governo. Non a caso Le Pen ha la chance di diventare presidente francese”.