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Centri migranti in Albania, la premier Meloni: “Primo hotspot pronto, attivo entro agosto”. La visita con il presidente Rama

L’hotspost di Shengjien, il primo dei due centri in Albania che dovrebbero ospitare i migranti, è pronto. Parola della premier Giorgia Meloni.

Questa mattina la presidente del Consiglio ed ilprimo ministro albanese Edi Rama hanno visitato la struttura. I lavori al centro di prima accoglienza sono stati ultimati ieri e sempre ieri l’hotspot è stato consegnato alle autorità italiane. La sua realizzazione è frutto di un accordo tra Italia ed Albania sottoscritto nel novembre scorso. Insieme all’hotspot di Gjader, i centri dovrebbero essere operativi dal 1 agosto.

L’hotspost di Shengjien è pronto (Ansa Foto) – www.inews24.it

Oggi, a sette mesi dalla firma dell’accordo – ha spiegato Meloni – siamo qui per annunciare il completamento della prima struttura che assolverà le funzioni tipiche dei centri di prima accoglienza. Ovvero gli hotspot che chiaramente ci sono anche in Italia, che sono dedicati ai migranti che vengono soccorsi e sbarcati. Qui si effettuano lo screening sanitario, l’identificazione e il fotosegnalamento, la formalizzazione della domanda di protezione internazionale”.

La visita della premier, accompagnata dal ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, è stata preceduta da giornate turbolente. I centri in Albania, infatti, sono al centro di diverse inchieste giornalistiche sui ritardi nella realizzazione dei centri, sulle ingerenze italiane nella politica e nell’economia albanese nonché su presunti rapporti diretti del governo di Rama con i clan della malavita albanese.

“Non c’è nessuna mafia albanese, è un concetto usato per gettare fango sull’Albania. – ha detto Rama – Esprimo tristezza su tante cose che si sono dette sull’Albania. Con il chiaro intento di buttare fango. L’Italia è stata utile all’Albania tante volte, se abbiamo la possibilità di esserlo per l’Italia una volta, due, tre, accogliamo questa possibilità. E lo facciamo con cuore e con la convinzione che il mare non ci divide ma ci unisce da migliaia di anni”.

Secondo il governo italiano quello con l’Albania è “un accordo estremamente innovativo” che “sta diventando un modello”. Tanto che oltre quindici stati europei, Germania compresa, avrebbero chiesto all’Ue di seguire il modello italiano. “Considero questo un accordo di grande respiro internazionale. – ha continuato la premier – Abbiamo assistito a una campagna denigratoria. L’Albania è stata definita quasi un narco Stato. Qualcosa non torna, perché in tutti i casi precedenti l’Albana era stato vista come un Paese che aveva grande voglia di entrare a far parte della famiglia europea”.

La visita in Albania della premier è intanto stata fortemente criticata dalle opposizioni. Il segretario di +Europa, Riccardo Magi era giunto a Shengjin per protestare contro l’accordo. Ed è stato strattonato dalla sicurezza albanese, che ha tentato di impedirgli di fermare il convoglio della premier mentre lasciava il centro. Il Pd, invece, ha puntato il dito proprio sulla gestione dei migranti.

Centri migranti in Albania, le critiche dell’opposizione

Giorgia Meloni sperava che i centri in Albania fossero operativi in tempo per il voto delle europee. Invece deve fare i conti con la realtà: non c’è nulla di pronto, nulla di operativo. – ha detto la deputata del Partito democratico e presidente del Comitato permanente della Camera dei deputati sui Diritti umani nel mondo, Laura Boldrini. – E allora come fare a sfruttare la questione migranti per la sua becera campagna elettorale sulla pelle dei più deboli?”.

La visita della premier è stata preceduta da giornate turbolente (Ansa Foto) – www.inews24.it

Oggi è andata in gita fuori porta – ha continuato Boldrini – in Albania, al porto di Shengjin, dove altro non c’è che qualche container mentre del principale centro per migranti, quello di Gjader, non c’è ancora neanche l’ombra. L’accordo con l’Albania, come abbiamo più volte detto, non avrà alcun impatto per la gestione dell’immigrazione e viola il diritto internazionale, oltre ad arrivare a costare circa un miliardo di euro dei soldi delle italiane e degli italiani”.

Francesco Ferrigno

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