Una Fondazione in Ucraina ha raccolto le testimonianze di migliaia di bambini che hanno visto coi loro occhi l’orrore della guerra.
Il conflitto in Ucraina va avanti ormai da due anni. Daryna, 9 anni, è scappata da Mariupol con sua madre. Ha visto un bambino di due anni morire di disidratazione nel seminterrato in cui si nascondeva. Nella stessa città Polina, 5 anni, era a casa con la nonna quando una bomba è caduta nel suo cortile. Kyrylo e suo fratello maggiore da Izium sono stati portati dall’esercito in Russia.
Sono solo alcune delle storie raccolte dal Museo delle Voci Civili della Fondazione Rinat Akhmetov dall’inizio della guerra in Ucraina ha già raccolto quasi 110mila testimonianze di prima mano di testimoni della guerra. Più di 20mila di queste storie sono raccontate dai bambini. “La guerra va avanti da dieci anni nell’Ucraina orientale e sono passati più di due anni dall’invasione su vasta scala. – ha spiegato Natalia Yemchenko, membro del consiglio di vigilanza della Fondazione – Un’intera generazione di bambini è cresciuta in Ucraina che non sa cosa sia la vita pacifica”.
Eva aveva otto anni quando i russi hanno invaso Borodianka ed iniziato a distruggere il villaggio. “Mentre eravamo diretti a Maidanivka, un aereo è stato abbattuto e stava volando direttamente nel campo di mio nonno”. L’aereo è poi stato abbattuto pochi minuti dopo appena fuori dal villaggio. Veronika, invece, viveva a Popasna, nella regione di Lugansk. Qui la ragazza ha vissuto molti momenti terribili: “Un cadavere vicino a casa nostra aveva un buco in faccia a causa delle schegge”.
È ancora a Mariupol che si trovava invece Danylo: “Avevamo molta paura che la casa crollasse e che non saremmo riusciti a uscire dall’ingresso. Quando la casa era in fiamme, il fuoco ha raggiunto il bagno. Tutta la plastica bruciata si è riversata nel seminterrato. Fuori c’era una sparatoria, quindi non potevamo uscire. E nel seminterrato il fumo era soffocante. Quando siamo usciti, non c’era una sola casa o albero intatto”.
Diversi bambini e ragazzi hanno raccontato di essere stati portati in Russia. Sono i casi di Valeriia, Kyrylo, Daria. Solo grazie ad una fuga pericolosa e repentina per Valeriia, e l’intervento di organizzazioni umanitarie come Unicef e Sos Villaggi dei Bambini nei restanti casi, i piccoli sono riusciti a riabbracciare le proprie famiglie.
“Ogni bambino in Ucraina ha vissuto il trauma della guerra, sia psicologicamente sia fisicamente. – hanno fatto sapere dal Museo – Per noi ucraini è di fondamentale importanza che la storia di ogni bambino venga ascoltata in tutto il mondo, affinché i bambini ucraini non siano mai più costretti a considerare la guerra come una cosa normale”.
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