A quattro giorni dal voto delle elezioni europee la campagna elettorale si infiamma. Ma il rischio è che molti cittadini decideranno di non recarsi alle urne.
Mentre il centrodestra punta sulla riforma del premierato e le opposizioni su sanità e lavoro, i cittadini stanno decidendo chi dovrà rappresentarli all’Europarlamento e questi ultimi giorni saranno importanti per spostare i voti degli indecisi.
Sembra ormai acclarato che il partito della premier Giorgia Meloni sarà confermato come prima forza politica del Paese. I risultati finali del voto confermeranno o meno le percentuali raggiunte alle politiche del 2022, quando Fratelli d’Italia ha ottenuto il 26% dei voti. Ma c’è un elemento in particolare che preoccupa tutte le forze in campo: l’astensionismo.
I cittadini che non vanno a votare sono tantissimi e questo dato è confermato in tutte le tornate elettorali degli ultimi anni. In un’intervista a La Repubblica, Antonio Noto, direttore di Noto Sondaggi, ha dichiarato che in occasione delle elezioni europee, le persone che non si recheranno alle urne potrebbero essere di più di quelle che ci andranno: “È indubbio che le probabilità di arrivare sotto al 50% siano molte”. Al momento i sondaggi non si possono pubblicare, perché mancano pochissimi giorni al voto, ma la tendenza è apparsa chiara fin da subito.
A confermarlo, sempre a La Repubblica, l’esperto Roberto D’Alimonte: “Si rischia di scendere sotto il 54% dell’ultima volta”. Alla fine di ogni tornata elettorale i candidati vincitori e perdenti si trovano sempre a rispondere alla stessa domanda: perché i cittadini non vanno a votare?
La prima risposta appare chiara: gli italiani non si fidano della politica. C’è una sfiducia diffusa che proviene da anni di promesse non mantenute, che porta le persone a votare “il nuovo” o “il meno peggio” tra i candidati. Questa, secondo gli esperti, è sicuramente una delle cause alla base dell’ascesa dei partiti estremisti di destra e di sinistra in Italia e in Europa.
Ma quali sono i partiti italiani che pagheranno maggiormente il prezzo dell’astensionismo? D’Alimonte, a La Repubblica, individua il Movimento 5 Stelle e la Lega e in particolare i loro leader, Giuseppe Conte e Matteo Salvini. Le stime sull’astensionismo riguardano anche il Sud Italia, dove i grillini hanno sempre avuto molti voti: “Stavolta c’è poco da scambiare. E le circoscrizioni sono enormi”, spiega. Secondo l’esperto, i candidati faranno fatica a raccogliere le preferenze perché non hanno radicamento sul territorio.
Nel caso della Lega invece, secondo D’Alimonte il rischio è che Salvini possa pagare errori politici: “Cosa ci fanno Zaia e Vannacci nello stesso partito?”, dichiara, spiegando che “posizionando il partito all’estrema destra ha regalato il Nord a Fratelli d’Italia e fatto sopravvivere Tajani”. I risultati delle elezioni europee potrebbero cambiare il futuro della Lega e anche gli equilibri all’interno del governo.
Forza Italia punta al 10% e se centrasse il risultato potrebbero cambiare i rapporti di forza tra gli azzurri e il Carroccio all’interno della coalizione di centrodestra di governo.
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