Morti bianche: nei primi quattro mesi del 2024 sono morte 268 persone sul lavoro. Aumentano gli infortuni e le malattie professionali, dati allarmanti.
Il bilancio è dell’Inail e restituisce un quadro che non arriva del tutto inaspettato: come dimenticare la strage di Suviana, avvenuta il 9 aprile nella centrale idroelettrica Enel. Sette lavoratori sono morti e altrettanti sono rimasti feriti in seguito all’esplosione di una turbina all’ottavo piano sotto lo zero, che ha causato prima un incendio, poi l’allagamento e infine il crollo del solaio.
Vale la pena citare anche il crollo del cantiere di Firenze, nel quale hanno perso la vita cinque operai. E Casteldaccia, nel Palermitano, dove il 6 maggio cinque lavoratori sono morti uno dietro l’altro dopo essersi calati in un tombino dell’impianto fognario. Tutte vite spezzate. Un dramma che merita attenzione da parte delle istituzioni affinché non si verifichi mai più che un operaio non torni a casa la sera dalla propria famiglia.
Nei primi quattro mesi del 2024 si è registrato un lieve aumento delle denunce di infortuni rispetto allo stesso periodo nel 2023. L’Inail ne conta 193.979 da gennaio ad aprile.
Le morti sul lavoro sono 268, quattro in più rispetto alle 264 dello stesso periodo nel 2023, sette in più rispetto al 2022 e 35 in meno rispetto al 2021. Aumentano anche le denunce di malattia professionale: 30.299, rispetto alle 6.430 rispetto al 2023.
Per quanto riguarda quelle di infortunio, i settori più rischiosi sono noleggio e servizi alle imprese, sanità e assistenza sociale, costruzioni, trasporto e magazzinaggio e commercio. Gli open data dell’Inail fanno riferimento anche gli incidenti tornando a casa dal lavoro, che registrano un incremento.
“Mentre continua il confronto con il Ministero del Lavoro sul decreto attuativo sulla patente a crediti, quella che le imprese che operano nei cantieri temporanei o mobili dovranno avere dal prossimo primo ottobre, l’Inail pubblica i dati sugli infortuni denunciati nei primi quattro mesi di quest’anno”. Sono le parole di Ivana Veronesi, segretaria confederale della Uil.
“Proprio nei cantieri del settore edile hanno perso la vita 41 lavoratori e lavoratrici, più del doppio rispetto alle 18 vittime dello stesso periodo dell’anno precedente. Se da una parte la Uil chiede di introdurre nel nostro ordinamento l’omicidio sul lavoro, dall’altra, ancora troppo spesso, sentiamo associazioni datoriali che si preoccupano solo dell’eventuale chiusura delle loro imprese, come se il vero problema fosse questo e non il dramma delle morti sul lavoro”, continua Veronesi in una nota diffusa da Italpress.
“Sono necessarie azioni forti e immediate che devono portare a una presa di responsabilità netta, certamente da parte delle istituzioni e di tutte le parti sociali, ma anche delle imprese , che dovrebbero preoccuparsi di tutelare la salute e la vita dei loro dipendenti, piuttosto che temere controlli e sanzioni”.
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