È la fotografia di un Paese spaccato e profondamente scosso quella degli Stati Uniti all’indomani della condanna di Donald Trump.
Le minacce online contro il giudice, i milioni di dollari raccolti per la campagna, il comizio show e l’attesa per l’11 luglio, quando verrà comunicata la pena. L’ex presidente Usa, il primo della storia nonché attuale candidato, è stato condannato per tutti i 34 capi d’accusa a lui contestati.
L’ambito era il procedimento scaturito per il pagamento nel 2016 della pornostar Stormy Daniels che aveva minacciato di rivelare di aver fatto sesso con lui. Todd Blanche, avvocato di Trump, aveva chiesto al giudice Juan Merchan di annullare il verdetto, dichiarando che era impostato sulla testimonianza di Michael Cohen, ex avvocato di Trump e tuttofare, un cosiddetto “fixer”, anche condannato per aver detto il falso. Il giudice ha però respinto la mozione. “Ritengo il verdetto della giuria giusto. – ha commentato lo stesso Cohen – Io sono stato il narratore della storia. Vorrei che provasse quello che ho provato in carcere ma nel rispetto della presidenza non credo che lo farà. Nessuno è sopra la legge”.
Il Tribunale di New York leggerà la pena il prossimo 11 luglio: carcere sino ad un massimo di 4 anni, gli arresti domiciliari o una multa attendono l’ex presidente. Impassibile durante la lettura del verdetta Trump ha lasciato l’aula dicendo ai giornalisti: “Sono innocente, i giudici sono corrotti”. Un leitmotiv che è proseguito nel corso di un comizio di 40 minuti alla Trump Tower: “Tutto arriva dalla Casa Bianca, da Joe Biden e dai suoi”. Il tycoon ha accusato il rivale di essere “il presidente più stupido, incompetente e disonesto della storia”.
Gli Stati Uniti all’indomani della condanna di Donald Trump
“Se fanno questo a me, lo possono fare a tutti. – ha continuato Trump – Tutto questo è più importante di me e della mia presidenza, sto lottando per la nostra Costituzione. A nessun presidente dovrebbe capitare quella che sta capitando a me. Il giorno più importante della storia Usa sarà il prossimo 5 novembre“. Ovvero l’Election day.
“Il sistema giudiziario va rispettato, e a nessuno deve essere permesso di distruggerlo. – ha poi replicato Joe Biden – Dire che il processo è truccato è pericoloso e irresponsabile. Non si può dire una cosa del genere perché non si è d’accordo con il verdetto della giuria”. Nel frattempo, però, la campagna di Donald Trump ha annunciato di aver raccolto 52,8 milioni di dollari. Solo nelle 24 ore successive al verdetto di colpevolezza dell’ex presidente. Un terzo di questi donatori non aveva mai donato per lui in precedenza.
Subito dopo la sentenza, inoltre, il gruppo Advance Democracy (un’organizzazione indipendente, imparziale e senza fini di lucro che conduce ricerche e indagini di interesse pubblico) ha registrato un grande traffico online di minacce. Nel mirino il giudice Juan Merchan ed il procuratore di Manhattan, Alvin Bragg, di cui qualcuno ha pubblicato anche il suo presunto indirizzo. Su un sito web chiamato “The Donald” era comparso il testo: “Identificate i giurati, identificateli subito”. Mentre su alcuni forum si legge: “Dobbiamo identificare ogni giurato, dobbiamo renderli miserabili. Forse anche spingerli al suicidio un milione di uomini armati devono scendere un Washington e impiccare tutti, c’è una sola soluzione“.