Per capire se il tonno in scatola che hai comprato è davvero buono, devi controllare bene l’etichetta. Scopri cosa dice Altroconsumo.
In primavera si inizia a preparare piatti più freschi per il pranzo, come le insalate di riso e di pasta. Uno degli ingredienti più gettonati è il tonno sott’olio confezionato, comodo perché basta scolarlo per averlo pronto. Non tutte le scatolette, però, sono di buona qualità o ugualmente sostenibili. Per fortuna, Altroconsumo ha voluto aiutare la clientela a compiere una scelta consapevole.
Partiamo dalle varietà più diffuse sugli scaffali del supermercato, che sono due. La più pregiata è il tonno pinna gialla, che ha un’elevata percentuale di proteine e risulta comunque leggero per lo scarso contenuto di grassi. Di contro, c’è il fatto che si tratta di una delle specie ittiche prossime alla minaccia, quindi non è la scelta più sostenibile.
La seconda alternativa è quella del tonnetto striato, che è a sua volta molto nutriente e ricco di grassi omega-3 vitamina D. Diversamente dal pinna gialla, non è considerato come una specie minacciata, dunque lo si può acquistare con più serenità. Oltre che per i prodotti in scatola, è utilizzato per preparare il sashimi e le tartare nei ristoranti.
Controlla bene l’etichetta del tonno in scatola: a cosa prestare attenzione
Dopo aver verificato di che varietà di pesce si tratti, è il momento di dare un’occhiata all’area di pesca da cui proviene. Sull’etichetta compare la dicitura “Zona FAO” seguita da un codice a due cifre che corrisponde ad un’area oceanica precisa. Quelle consigliate sono la zona del Pacifico occidentale e centrale, che corrispondono ai tre codici FAO 61, 71 o 81.
Tra quelle sconsigliate, invece, ci sono l’Oceano Atlantico (codici FAO 31, 34, 41 e 47) e l’Oceano Indiano (codici FAO 51 e 57). Le motivazioni, oltre che legate alla sostenibilità della pesca, sono da ricercare anche nei livelli di inquinamento delle acque da cui si prende il pesce. Se risultano alti possono contaminarne le carni, come il noto avvelenamento da mercurio.
Sempre per portare sulla tavola una scelta più etica, occorre verificare sull’etichetta anche il metodo usato per la pesca del tonno. Se compare la scritta FAD (Fish Aggregating Device) è meglio lasciar stare, perché si tratta di una tecnica poco selettiva che uccide anche pesci non utili al commercio, insieme a tartarughe e squali.
Ma non bisogna dimenticarsi dell’aspetto nutrizionale del prodotto. In particolare, conviene evitare il tonno in scatola con grandi quantità di sale aggiunto, che è pericoloso per la pressione. Inoltre, anziché la varietà sgocciolata conviene quella con un filo d’olio, meno grassa e più leggera.